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Romanisti impeccabili. Per i laziali decisivo il modulo con tre mediani

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Chiamatele come volete ma i numeri parlano chiaro e non mentono mai. Roma e Lazio hanno le difese meno battute del campionato e si ritrovano ancora una volta di fronte, seppur con nove punti di differenza in classifica, in un insolito derby fatto di cifre, statistiche e andamenti. Due realtà diametralmente opposte che alimentano ancor di più il dualismo capitolino divenuto ormai un pezzo storico del nostro calcio. La Roma di Spalletti, squadra che ha costruito le sue fortune attuali sul gioco, sulla velocità e l'imprevedibilità del reparto offensivo, è diventata grande però anche a un reparto arretrato tra i più solidi. Non è un caso che Mexes e Chivu siano i due centrali più richiesti sul mercato. Una coppia praticamente perfetta: il francese potente fisicamente, implacabile sulle palle alte, un vero caterpillar dell'area di rigore. Il romeno più tecnico, colpisce sul tempo ed è in grado di far ripartire l'azione alla pari di un uomo di regia. A questo aggiungete un Ferrari tornato quello dei «vecchi» tempi, impeccabile fin qui e il reparto centrale dei sogni di ogni tecnico è servito. Il resto lo hanno fatto l'esperienza di Spalletti e una campagna acquisti oculata che ha saputo trovare le giuste soluzioni sulle due zone esterne. Da una parte un uomo di esperienza, Panucci che il toscano si è ritrovato in casa, dall'altra uno degli acquisti più azzeccati dell'ultimo mercato estivo giallorosso: Tonetto. L'esterno non ci ha messo molto a trovare la sua posizione in campo e a raccogliere la maglia da titolare lasciata libera da Cufrè. Ora è uno degli intoccabili della nuova Roma di Spalletti che se lo tiene bello stretto e lo ha di fatto arrivare alla prima convocazione in nazionale. Non male per un trentunenne, venuto dal nulla e che nella Capitale ha trovato la sua definitiva consacrazione. L'alternativa, per quanto riguarda l'esterno, si chiama Cassetti: che finora è forse l'unico dal quale la Roma si aspettava qualcosa di più. Ma ha comunque dimostrato di essere in crescita giocando una grande gara in Francia contro il Lione quando Panucci è stato bloccato da un attacco influenzale. Dulcis in fundo il portiere. È proprio il brasiliano Doni la vera rivelazione della stagione nel reparto difensivo giallorosso. Anche per lui molta fatica all'inizio, poi una crescita costante che lo ha portato ad essere, grazie anche al grande lavoro dei compagni lì davanti, il portiere meno battuti della serie A. Ora anche per i compagni è diventato una sicurezza e Spalletti lì dietro può dormire sonni tranquilli. Se la Roma era nelle logiche previsioni che potesse raggiungere il primato parziale per la difesa, la squadra di Rossi è la vera sorpresa. Fondamentale è stato il cambio di modulo con i tre mediani Ledesma, Mutarelli e Mudingayi a garantire una super protezione al reparto che ha agevolato la crescita di tutti i giocatori. Le prime due partite contro Milan e Palermo (quattro reti subite) e la cocente eliminazione in Coppa Italia (poker del Messina poi rivelatosi poca cosa in campionato), avevano terrorizzato i tifosi non il tecnico. Rossi, infatti, per tutta l'estate aveva chiesto Materazzi o come ama dire lui un «centrale dominante» e invece alla fine non era arrivato nessuno. Ma Rossi si è fidato dei «suoi» e ha preferito scommettere su di loro per un'altra stagione anche considerando l'ottimo rendimento del passato campionato. Di certo, però, non si attendeva che la difesa della Lazio potesse raggiungere un tale livello di efficienza. Tanto più che a gennaio ha perso anche Oddo, leader del reparto. Si è scelto di puntare su Behrami e anche in questo caso l'allenatore biancoceleste ha avuto ragione. Il laterale svizzero non ha fatto pesare la partenza del vecchio capitano coprendo la fascia destra con grande impegno. Inappuntabile il solito Peruzzi che ha disseminato il suo campionato di interventi prodigiosi. Così come Ballotta è stato perfetto quando ha dovuto sostituire il titolare. Nessuno poteva attendersi un rendimento così cost

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