Mondiali di nuoto, a Melbourne si infiamma la vigilia dei 100 stile libero
Da una parte il sudafricano Roland Schoeman, il campione dell'Africa bianca che ama Nelson Mandela e che a Melbourne vuole quell'oro che qualcuno a Montreal gli ha sfilato sotto il naso. Dall'altra Filippo Magnini di Pesaro, l'uomo che nel 2005 gli si è messo davanti. E da allora è «guerra». Ma l'azzurro nella trappola non cade. «A me non interessa. Io interpreto la gara diversamente, non è una lotta mia contro gli altri — dice Magnini ancora in ritiro a Geelong 60 chilometri dalla capitale di Victoria — io rispetto tutti, ma di certo non temo nessuno. Se non sono in grado di vincere lo vedremo in vasca, spero di dimostrare altro. È già successo due anni fa». E da allora Filippo dice di essere cresciuto, maturato: lui i rivali non li deve studiare, nè li vuole sfidare fuori dall'acqua. «La gara comincia quando si sta uno a fianco all'altro, prima non conta nulla continua il pesarese Certo su di me ci sono aspettative diverse di quelle con cui mi sono presentato al mondiale di Montreal. Sono io il primo che adesso vuole una medaglia». Il bis d'oro è un sogno difficile, anche se non proibito. «Quello è sempre l'obiettivo sorride Magnini ma se penso che c'è riuscito solo Popov a vincerne due di fila. So che non si può vincere all'infinito, prima o poi qualcuno che ti batte lo trovi». L'azzurro spera che non sia qui, nella piscina allestita nella Rod Laver Arena. Gli avversari li conosce, ma non li teme. Intanto la giornata di gare ai Campionati del Mondo di Melbourne è avara di emozioni, ricca di qualificazioni e mette in palio poche medaglie. I motivi di interesse, dunque, sono facilmente rintracciabili nell'esordio del Settebello contro il Giappone, nella finale di gran fondo donne, impegnate nella mezza maratona da 10 km, e in quella del programma tecnico per il doppio del nuoto sincronizzato. L'insidia maggiore per gli azzurri della pallanuoto era rappresentata dall'orario della partita, le 9 di mattina in Australia, notte fonda qui da noi, che ha costretto i ragazzi di Malara ad una levataccia con riscaldamento prima dell'alba. Per il resto, le uniche difficoltà incontrate dal Settebello portavano il nome di Aoagy, calottina bianca numero due, che nel 20 a 6 finale realizzava ben 5 reti, top scorer del match. L'Italia ottiene ciò che si aspettava da un esordio così morbido: una prova corale, frutto di una buona condizione fisica e di un livello di concentrazione mantenuto sempre altissimo. Il tabellino dei marcatori avvalora le sensazioni del campo e i 10 giocatori diversi andati a segno dimostrano l'affiatamento e la forza di questo gruppo. Nel nostro girone la Serbia supera un'ottima Germania per 11 a 7, rafforzando la consapevolezza che ci aspettano due partite durissime. Nella 10 km di fondo, in quel di St. Kilda Beach, le nostre speranze di medaglia si chiamano Laura La Piana e Federica Vitale. Le due azzurre partono bene ma l'acqua fredda e l'abbondanza di meduse ne condizionano pesantemente il rendimento. Laura, alla fine 12esima, e Federica, 17esima, raggiungono la spiaggia scavate in volto e provate dalla sofferenza, in una gara che ha visto trionfare la russa Ischenko sulla britannica Patten, terza Kate Brookes-Peterson. Senza sorprese il sincro. Sulle note de «La Fabbrica di Cioccolato», Beatrice Adelizzi e Giulia Lapi confermano nella finale del tecnico il settimo punteggio dei preliminari peggiorando leggermente: da 93,833 a 93,167. Oro alla coppia russa, quindi Spagna e Giappone. Nei tuffi strappano il pass per le semifinali Chistopher Sacchin, sesto nel trampolino 1m con 378,45 punti, e Tania Cagnotto e Valentina Marocchi, rispettivamente nona con 311,45 punti e 14esima con 291,10 punti nella piattaforma. Oggi semi finali e finali. Per il Sincro c'è la finale del tecnico della squadra, poi la 10 chilometri maschile di nuoto in acque libere (Valerio Cleri e Andrea Righi) e quindi Cuba-Italia di pallanuoto femminile.