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di PAOLO DANI FIRENZE — Vita da numero 10.

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Ed anche ora che è ct dell'Italia continua a non garantire privilegi a quelli che la vita del campione-simbolo la percorrono per dna e filosofia di gioco. Così ribadisce un «decido io»: a Del Piero in cerca di chiarimenti dopo la tribuna di Tbilisi, e a Totti esentato dall'azzurro per volere federale fino a settembre. «Pensavo che il discorso Totti fosse chiuso, invece...», l'esordio del tecnico della nazionale a Coverciano. Invece, l'unica porta sbarrata nel primo giorno di raduno in vista di Italia-Scozia è quella per Del Piero. «Devo capire», aveva detto lo juventino a ottobre dopo aver provato la tribuna in Georgia. Da allora, nessun appuntamento comune in azzurro. «Chiarire con lui? Sono sempre disponibile a parlare con tutti, ma ho usato buon senso e correttezza - la secca replica del ct - Non è che ogni volta devo spiegare e far discorsi, altrimenti non si finisce più. Con lui non c'è problema, altrimenti non sarebbe qui... Non potete sapere quel che c'è tra noi. Ma lui è come gli altri, sa che deve ritagliarsi uno spazio come tutti, dal primo all'ultimo arrivato». Tbilisi ha chiuso un'epoca, quella del Del Piero-Achille: magari in attesa, comunque eroe. Ora lo juventino è un semplice soldato dell'esercito di Donadoni. Non è escluso che nelle prossime ore ct e giocatori si parlino, ma il messaggio dell'allenatore è chiaro. E vale per tutta la nazionale, anzi è l'impronta che Donadoni vuole dare dopo il Mondiale. Esempio: a Coverciano sono in 25 gli azzurri, a oggi sono tutti formalmente "nominati" per un'esclusione dalla casa azzurra, perchè cinque non si ripresenteranno domenica dopo le 48 di riposo. Tonetto, Quagliarella, Bonera, Abbiati tra i favoriti («ho voluto vedere gli emergenti del campionato, dopo l'amichevole saltata a febbraio»), ma dal claudicante Gilardino in su non ci sono campioni del mondo che tengano: «Questi quattro giorni di allenamento decidono chi resta». Nel novero dei dubbi, ovviamente non c'è Totti: per il quale Donadoni ha dovuto prendere atto della volontà del giocatore. E della Federazione. «Un nome all'autore di questa decisione non so darlo - ha spiegato il ct - La Federazione ha scelto così, è la linea che vuole seguire». Ovvero, come recitava il comunicato di una settimana fa, si aspetta il programma di recupero del romanista, la nuova operazione per rimuovere le viti. E a settembre se ne riparla. «Ma non capisco le polemiche», la replica di Donadoni, infastidito a suo dire solo di dover ripetere sempre lo stesso concetto. Qualcosa di più di sicuro si aspettava, al di là della «scelta della Federazione, che poi siamo tutti noi» e dalla linea dettata da Gigi Riva. «Totti non dice a settembre torno e sono a tutti i costi in campo - l'aggiunta del ct - Ora deve risolvere il problema del nuovo intervento, poi si metterà a disposizione come gli altri: e allora deciderò se dovrà far parte della nazionale o meno. Per me, il discorso è chiuso». Non vuole andare a «ritroso», Donadoni: incassa il colpo e va avanti. Verso la Scozia. «Un'idea della squadra ce l'ho - conclude - Se loro battono sabato la Georgia, a Bari arrivano con un più sei in classifica. E non possiamo permetterci alcun lusso: dobbiamo dedicare ogni secondo a preparare quella partita». E proprio per questo sabato volerà a Glasgow per vedere gli avversari impegnati contro i georgiani. Intanto ieri pomeriggio prima vera sessione di lavoro con clima invernale. Dopo un breve riscaldamento i tre juventini sono stati spediti in palestra, per gli altri 22 partitella a campo ridotto. Da una parte Toni in coppia con Di Natale, dall'altra Gilardino con Rocchi, Semioli e Quagliarella a supportare le due coppie d'attacco. Forse in avanti Donadoni ha già fatto le sue scelte.

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