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Primato condiviso con il Milan Torna il «mito» del calcio italiano

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Però merita attenzione, casa nostra, e purtroppo soltanto perché continua a offrire squallidi paesaggi dipinti da personaggi che riesce difficile perfino qualificare, tanto basso si sta dimostrando il loro livello. Avrebbe meritato maggiore rilievo, secondo me, quello «zingarello romeno» buttato là dal sig. Zamparini nei confronti di Adrian Mutu per la presunta furbata (che personalmente non ritengo tale) di Palermo. Premesso che comunque i nomadi meritano rispetto senza superficiali generalizzazioni, poiché si parla di Romania qualcuno dovrebbe ricordare al vulcanico patron della società siciliana che Romeno è anche Christian Chivu protagonista di un gesto che gli dovrebbe garantire straordinaria dignità di fronte a tutta l'Europa. Probitoriamente colpito da Fred, copiosamente sanguinante costretto in seguito a un intervento chirurgico e a un lungo stop, a Lione è rimasto in campo senza un solo atteggiamento urlato al quale avrebbe avuto diritto, impartendo una lezione di civiltà: termine che il ricco imprenditore italiano evidentemente ignora. Meno avvilente, dunque, rivolgere l'attenzione ai quasi imminenti impegni delle nostre due superstiti, significative presenze nella èlite continentale, per rilevare un dato statistico che offre lo spunto per qualche considerazione per certi versi sorprendente. Le cifre del cammino fin qui percorso dalla Champions League vorrebbero indicare un ritorno al passato, a quel calcio italiano fin troppo vituperato perché sapeva mettere a frutto sapienza tattica e solidità difensiva per imbavagliare formazioni talvolta e più ricche di talento, ma anche più sprovvedute. Indicano, quei numeri, che la Roma e il Milan vantano il miglior rendimento difensivo nelle otto partite fin qui giocate in Europa (senza contare il preliminare milanista) tra fase a gironi e ottavi di finale a eliminazione diretta. I Romani hanno preso gol in tre partite, cinque volte Doni è rimasto imbattuto, quattro reti in tutto, proprio come i milanisti. Questi ultimi che in campionato non stanno certo brillando per imprese dei reparti arretrati, anche per molte dolorose defezioni, ritrovano in Europa solide garanzie anche se segnano pochino, nove reti in tutto. Una in più ne ha realizzata la Roma, che però rappresenta una sorta di fenomeno: spiegabile soltanto per chi ha imparato a riconoscere la compatezza del gruppo di Spalletti. Tutto si potrebbe imputare, ai giallorossi, ma non certo gli atteggiamenti catenacciari dei vecchi tempi, la fase difensiva è puntualmente alta: e se ne esce in manovra corale pulita, rarissimo il ricorso al lancio lungo e comunque mai un pallone buttato via a caso. Poiché neanche il Milan privilegia la barricata, le cifre europea vanno interpretate secondo parametri molto diversi da quelli proposti dal passato, e dimostrano che si possono tenere a distanza i rivali senza ostruzionismi, ma affidandosi al gioco. E soprattutto, per quanto riguarda la Roma a un livello spettacolare che non ha riscontri nella storia recente: un motivo di orgoglio, un'atteggiamento che sa produrre anche icone preziose come quella magia Amantino Mancini che lungo rimarrà a illustrare le copertine televisive.

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