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Inter-Milan, derby spettacolo

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Finale di Coppa Italia a parte, la capolista ha ormai poco da chiedere alla stagione e, senza grandi spinte emotive, dovrà adeguarsi a inseguire i primati che già in qualche modo caratterizzano il suo straordinario cammino. Come ci certifica Rino Tommasi «SuperStat», non tanto il punteggio conclusivo dovrebbe contare, anche se quota cento era stata ritenuta utopica fino a oggi, quanto la già raggiunta miglior percentuale di sempre, riscontro più attendibile nelle valutazioni storiche. Insomma, i confronti diretti sono meno proponibili, in relazione alla differente dimensione qualitiativa dei vari campionati e dei punti in gioco per ogni partita, due in passato e tre ai giorni nostri. Dunque, anche se all'apparenza le motivazioni immediate sembrano tutte del Milan, l'Inter non può permettersi di snobbare il derby per comprensibili motivi: non ultimo, logicamente, il prestigio che un confronto del genere invariabilmente comporta, e dunque la giusta pretesa dei tifosi di esigere il massimo dell'impegno dai propri beneamati. Ma ancora: c'è da difendere un'imbattibilità che dura da ventisei partite, una volta che è stato temporaneamente evitato l'ostacolo rappresentato dalla Roma, che l'Inter dovrà tentare di saltare senza danni a fine aprile. E sarà indispensabile dimostrare che la resa europea non avrà comunque strascischi sgradevoli, una volta stabilito che sul piano nervoso la tensione ha raggiunto livelli inquietanti. Diverso il punto di vista del Milan, i cui interessi nello scontro cittadino sono molto più legati all'immediato, una volta che l'ammissione alla prossima Champions League diventa obiettivo da privilegiare allo stesso livello della corsa europea, fin qui affrontata in comoda discesa grazie ai regali dei sorteggi della prima fase e dei quarti e adesso resa meno amichevole dalla presenza del Bayern, sorretto da cinismo e solida esperienza. La crisi del Palermo ha ampliato la disponibilità di biglietti validi per l'Europa che conta, c'è da battere la concorrenza non soltanto di un Empoli la cui disposizione ai miracoli potrebbe magari affievolirsi, ma soprattutto di una Lazio che gioca a livelli straordinari, quasi scacciando come mosche fastidiose gli infortuni che la costringono a ricorrenti emergenze. Dunque stimoli accentuati, quelli rossoneri, anche perché brucia il ricordo della pesante sconfitta dell'andata, quando San Siro vantava prevalenza di colori rossoneri, mentre oggi sarà l'Inter a fare gli onori di casa. Visto che ieri mattina era finita pari e patta in Lega, con Galliani e Moratti consiglieri federali designati, possibile che un identico risultato non sia sgradito all'Inter, chiamata a superare qualche inevitabile disagio psicologico. Protagonisti attesi, i due brasiliani in rossonero, l'ispirato Kakà e Ronaldo, che ormai ha maturità sufficiente per lasciarsi scivolare addosso senza problemi il suono di trentamila fischietti testimoni di un amore tradito. Di là Ibra, puntellato stavolta da Cruz, Crespo in panchina di buon peso, lussi di chi non si fa mancare nulla.

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