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di GIANFRANCO GIUBILO ENTUSIASMO legittimo, attenti a non trasformarlo in un fattore ...

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Grande e storico traguardo, i quarti di finale di Champions, un posto tra le prime otto d'Europa, meglio delle squadre che, come Inter e Lione, ma forse anche il Barcellona, dominano le rispettive scene nazionali. La stagione propone ancora, oltre a quel prestigioso obiettivo continentale, una finale di coppa Italia, ma soprattutto quel secondo posto in classifica che va difeso con determinazione, da subito scoraggiando inseguitori che potrebbero trovare imprevisti stimoli dall'accorciarsi di distanze fin qui ancora rassicuranti. Ma nelle icone della stagione giallorossa resteranno quelle magiche immagini della Gerland, evocate dai capolavori di Mancini e di Totti, dalla superba prestazione di difensori e centrocampisti. Ancora più significativo, però, che la Roma abbia saputo offrire, secondo auspici della vigilia, una prova sorretta dalla serenità d'animo, anche quando le scelleratezze arbitrali avrebbero potuto far saltare i nervi perfino al Mahatma Gandhi. Per una battuta probabilmente infelice, De Rossi era andato a scusarsi con Abidal nello spgliatoio dell'Olimpico, martedì sera non abbiamo recepito segnali di pentimento da parte dei francesi, che avevano acceso la vigilia con le loro farneticazioni. Meglio interpretare questo silenzio come sintomo di una vergogna inevitabilmente avvertita dopo avere preso atto di un'autentica lezione. La vigilia aveva offerto come dato di fatto il ritorno della Roma alla formazione titolare, senza defezioni, invece il febbrone di Panucci ha promosso Cassetti, tornato ai livelli di Lecce che gli avevano propiziato la maglia azzurra. Resta dunque legata al trionfo di dicembre contro il Palermo l'ultima esibizione dell'undici titolari al completo, che purtroppo non rivedremo neanche nell'andata dei quarti europei, per quello sciagurato giallo rimediato da Pizarro, incapace di sopportare in silenzio l'ennesima provocazione. Mentre Chivu, gigante in campo, lo è stato anche negli atteggiamenti, sangue a fiotti e naso fratturato senza un accenno di reazione. Se rivedrà le immagini, Mejuto Gonzales non potrà che applaudirlo. E soprattutto, nascondere la faccia sotto un cuscino.

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