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Hamilton e Hondo colonne della squadra A febbraio il debutto al Tour de Langkawi

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I magnati venuti dall'ex Urss fanno parlare di sé da anni, anche grazie al loro impegno economico in ambito sportivo. Ora è il turno di Oleg Tinkov, personaggio tutto da scoprire (impresa non facile, visto che non ama le luci dei riflettori né le interviste). 38 anni e due passioni: la Versilia e il ciclismo. In Toscana vive (tra Vittoria Apuana e Forte de' Marmi) e opera, gestendo anche da lontano le sue tante attività. Il ciclismo l'ha praticato più o meno da professionista, tanto che fino all'anno scorso correva in prima persona, nei ritagli di tempo, nella sua squadra, che prima di quest'anno era di livello semiprofessionistico. I risultati ottenuti in bici non sono però mai stati eclatanti; poco male, visto che parallelamente alla ronzinante carriera sui pedali, se ne sviluppava una, ben più fiorente, come industriale: industriale della birra, ed eccoci tornati al punto di partenza. Creando un proprio marchio (Tinkoff, con le due f alla fine, che fa più europeo), il nostro Oleg ha costruito in pochi anni un impero basato su schiuma e bollicine: 280mila ettolitri annui prodotti, 7 milioni di bottiglie vendute al mese. Ma la produzione di birra non bastava all'intraprendente Tinkov, che infatti si è allargato prima alla ristorazione (aprendo negli ultimi 3 anni locali a San Pietroburgo, Mosca e nel resto della Russia, con l'obiettivo di sfondare in breve anche sul mercato americano), e poi alle attività finanziarie: non per niente sulle maglie della squadra quest'anno campeggia la scritta «Tinkoff Credit System», a pubblicizzare le sue attività da banchiere. La squadra, quindi: perché un uomo d'affari dal patrimonio personale di 360 milioni di dollari dovrebbe investire nel ciclismo e non nel più visibile calcio? Per passione, l'abbiamo già detto, e lo ha fatto «puntando» 3,5 milioni di euro come investimento iniziale. E la sua venuta, in uno sport da cui molti sponsor fuggono, è una boccata d'ossigeno. Principalmente per il team pro' italiano (si chiamava LPR) che si è visto proporre la fusione col troncone russo della semipro' Tinkoff: ne è nata una squadra che punta a farsi vedere, col sogno di entrare nell'élite del Pro Tour, presto o tardi. I nomi di punta di questa formazione hanno fatto storcere il naso a qualcuno: Tyler Hamilton, vincitore di una Liegi e di un oro olimpico (crono), oltre che protagonista di un epico quarto posto al Tour ottenuto con una clavicola rotta, viene da due anni di squalifica per autoemotrasfusione; Danilo Hondo, bravo velocista tedesco, ha anch'egli nel suo recente passato una squalifica per doping. Qualcuno potrebbe pensare che, pur di ottenere subito visibilità, Tinkov non sia andato troppo per il sottile nella scelta dei nomi. O forse si può dire che, con pragmatismo, il manager pensi che un atleta che ha sbagliato e che ha pagato, può avere una seconda chance. Ma oltre a Hamilton e Hondo, ci sono — agli ordini del team manager Piscina e dei direttori sportivi Maini (ex pantaniano) e Konyshev (appena sceso di bicicletta) — anche giovani talenti come il russo Ignatiev, e italiani di esperienza come Marzoli, Aggiano e Commesso. L'esordio — per questa squadra russa che si allena in Italia, e che verrà ufficialmente presentata martedì 23 a Roma, nella Casa del Jazz alle 17.30 — avverrà in Malesia, al Tour de Langkawi a inizio febbraio: nessuno stupore, il ciclismo non sfugge alle regole della globalizzazione.

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