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di FRANCO MELLI SIAMO schietti: nemmeno quelli di Hollywood sarebbero stati in grado di sceneggiare ...

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Conteso fra chi lo vuole e chi non lo molla, neanche fosse l'eroe dei due mondi. Ma qui, l'unico garibaldino è il presidente di Formello, deciso a concludere l'affare supervalutando il prodotto, mentre dall'altra parte confidano risoluti sulla volontà del figliol prodigo, cui Lotito offrì tempo fa 600mila euro a stagione per il prolungamento contrattuale, cioè la metà di quanto il capitano già percepisce e circa un quarto rispetto all'ingaggio che gli hanno promesso per il finale berlusconiano di carriera. Ne deriva un braccio di ferro pieno di notizie e smentite quotidiane che nasconde il pericolo di disorientare (turbare?) la Lazio in vista del posticipo del prossimo turno, quando davanti al gruppo di Ancelotti si disputerà un testa a testa decisivo nella prospettiva del quarto posto, cui si stanno proiettando da favoriti i diavoli in rimonta dopo troppi anomali sbandamenti. Sì, Tommaso Rocchi e gli altri hanno ancora un vantaggio di tre punti sui prossimi avversari e, dunque, servirebbe la massima serenità in un ambiente compatto per tentare il raddoppio del distacco nell'avvio del girone discendente. Invece tocca annaspare dentro una vicenda kafkiana dove il miglior giocatore a disposizione di Delio Rossi, 5 gol, 73 cross e 11 assist fino a questo momento, smania per liberarsi al più presto dalla società d'appartenenza e lo fa capire esplicitamente, come dimostrato dalle numerose interviste che riversa, subito dopo l'insulsa prestazione contro il Siena, dentro ogni microfono aperto, quasi prevalesse in lui l'esigenza di pubblicizzare ovunque la propria situazione di "prigioniero del pallone". E allora diventa importante riflettere sul suo stato d'animo, sempre rispettando gli orientamenti dell'allenatore, che ha il compito in esclusiva di decidere al meglio entro domenica, anche all'ultimo momento. Tuttavia il buon senso e il buon gusto suggeriscono di dare quanto meno subito la fascia di capitano ad Angelo Peruzzi, gloria superstite che potrebbe ricavarne degli improvvisi benefici psicologici per arginare Gilardino e gli altri finalizzatori. Poi, ammesso che risultasse troppo doloroso rinunciare alla centotrentunesima prestazione di Oddo in maglia biancoceleste, curriculum impreziosito da diciassette reti complessive e da molte performance quale miglior laziale in campo, sarebbe utile dedicargli un colloquio chiarificatore lasciandogli la facoltà sovrana di decidere se partecipare o meno all'imminente sfida. Qui non sono in discussione la professionalità del campione del mondo, la classe del propulsore e del rigorista, salvo paventare improvvisi e involontari cedimenti psicologici nel dover interpretare il vecchio ruolo in una situazione emotiva alterata fino allo stato confusionale. Crediamo che i laziali, abituati a sopravvivere dopo ogni sventura, preferirebbero vedere già all'opera il successore di Oddo, l'adattato Behrami o chiunque esso sia. Tanto, prima della chiusura del mercato, l'ex capitano se ne andrà dove preferisce, sensibile alle lusinghe di Galliani e sempre meno vicino alle necessità di Lotito, abbastanza intelligente da spremere il più possibile dalla vendita senza tirare troppo la corda. A chi gioverebbe impedire la trattativa? A giugno Oddo se ne andrebbe a Liverpool, o esaminerebbe una diversa alternativa straniera, costando due milioni di euro al suo eventuale acquirente. Lotito lo sa e con 7 milioni e mezzo più la metà di Foggia si arrenderà. Senza rimorsi, né rimpianti.

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