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Che errore fermare

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Personalmente penso che fatti salvi, se proprio vogliamo, il giorno di Natale e quello di capodanno, il campionato possa tranquillamente proseguire il proprio cammino senza interruzioni di sorta. L'avvocato Campana, il presidente dell'Associazione Calciatori, ne ha fatto una battaglia invocando il diritto dei propri associati a godersi le vacanze come fanno molti altri lavoratori ma dimentica che i giocatori sono certamente dei lavoratori ma «dello spettacolo» e che proprio nelle giornate in cui la gente lavora di meno ed ha più tempo c'è maggiore richiesta di spettacolo. In particolare in un periodo in cui il calcio sta toccando il minimo storico per quanto riguarda la partecipazione del pubblico, togliere al calcio una delle sue fondamentali caratteristiche, la continuità, non credo sia stata un'idea intelligente. Sarebbe un errore ricondurre il problema a quello delle conquiste sindacali perché non si può considerare una conquista una sosta che danneggia pesantemente l'azienda calcio, alle cui fortune tutte le componenti dovrebbero essere interessate. La prima sosta (tredici giorni) si è verificata nel campionato 1984-85. In precedenza si era tranquillamente giocato il 30 dicembre 1979 ed addirittura il 31 dicembre 1983. Il problema più grave del nostro calcio è che quando sbaglia (e purtroppo sbaglia spesso) non ha il coraggio e la prontezza di correggere l'errore per cui temo che anche nella prossima stagione avremo una sosta lunga come quella che abbiamo sofferto quest'anno. Del resto quanti sono tra gli addetti ai lavori coloro che ritengono che la formula migliore per il nostro campionato di serie A sia quella delle 20 squadre ? A parte qualche miope presidente che spera che in un campionato più largo ci sia più facilmente un posto per la sua squadra, credo che l'unico motivo di incertezza possa essere se sia meglio una serie A con 16 squadre (la mia formula preferita) oppure con 18. Ma anche qui non mi pare ci siano tracce di pentimento. Quando tre anni fa si decise, per ragioni che è quasi vergognoso ricordare, di allargare la serie A da 18 a 20 squadre sarebbe stato logico stabilire contemporaneamente i modi ed i tempi per il ripristino della situazione precedente. Invece con una disinvoltura che ha visto complici la Federazione e la Lega, il colpo di mano è diventato definitivo con conseguenze che il nostro calcio continua a pagare. Ho solo sfiorato l'argomento invece gravissimo della perdita di pubblico che il calcio continua a registrare ed ecco qui un altro caso di errore che nessuno vuole riparare. In nome di una esigenza di ordine che nessuno avvertiva, sono state introdotte delle norme che in pratica hanno sterilizzato la partecipazione allo spettacolo calcistico del pubblico più tiepido ma non per questo poco importante. Lasciano stare gli abbonati e comunque quegli spettatori per i quali la partita è un rito come la santa Messa (sono entrambi in discesa), ma un signore, incoraggiato da situazioni di vario genere, decide la domenica mattina di andare alla partita e magari di andarci con i figli, non può farlo. Doveva pensarci prima, programmare la sua domenica per tempo. Credo che questo aspetto sia più importante e più dannoso di quello più demagogico del prezzo dei biglietti. Poi naturalmente c'è il problema degli stadi inadeguati, dei parcheggi ma mi accorgo di avere allargato troppo il discorso. Torno quindi al punto di partenza: il calcio abbia il coraggio di riconoscere e di correggere i propri errori.

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