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di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — Un gol prima di Natale e uno dopo.

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Mancini, Moratti e tutta l'Inter ringraziano: dodicesima vittoria consecutiva (3-1 al Toro: vantaggio del brasiliano, pareggio di Fiore con deviazione di Materazzi, gol di Ibrahimovic e ciliegina finale su rigore di Materazzi), tutti i record battuti e Roma che è chiamata a vincere oggi a Messina per provare a rimanere in scia. Il Toro ha fatto quello che ha potuto: la squadra di Zaccheroni non ha nemmeno giocato male, almeno nella fase iniziale del match, ma il problema è sempre quello del gol che non arriva se non in modo casuale e quasi fortuito, come è stato quello del momentaneo pareggio di ieri. Rosina ha talento e nessuno lo discute, ma è troppo solo e ancora troppo leggero per poter tenere su un reparto contro corazzieri tipo quelli nerazzurri. Stellone, dal canto suo, è chiamato a giocare quasi sempre spalle alla porta. Ci vorrebbero centrocampisti in grado di vedere la porta, il che non è proprio facile per gente come Ardito e De Ascentis. L'Inter, in realtà, non ha mostrato mirabilie: ha tenuto spesso in mano il pallino del gioco, ma fino al gol di Adriano non è che Abbiati si fosse spaventato più di tanto. Una punizione da trenta metri dello stesso brasiliano gli aveva appena sporcato i guantoni, per il resto gioco equilibrato in mezzo al campo e granata che parevano in grado di giocarsela. Ci ha invece pensato l'accoppiata brasiliana Maicon-Adriano a rompere l'equilibrio: discesa del primo sulla destra, cross e colpo di testa vincente dell'ex oggetto misterioso. I granata erano chiamati a quel punto a cambiare marcia, ma non ci si può improvvisare giocolieri se la natura è quella dei muratori: Pancaro mostrava tutte le proprie incertezze quando era chiamato a spingere e a servire palloni invitanti, Balestri faceva appena meglio dall'altro lato e Lazetic era il solito mezzo fantasma. Un paio di scintille si accendevano tra Ardito, Vieira (autore anche di una bella conclusione dal limite sulla quale Abbiati metteva i pugni) e Cioffi: poi era ancora Adriano, nel finale di tempo, a mangiarsi un 2-0 che pareva fatto. Zaccheroni provava così a chiedere a Fiore un tempo vecchia maniera: negli spogliatoi rimaneva Lazetic, i ritmi si alzavano un minimo e la partita viveva momenti anche gradevoli. Adriano inscenava un paio di volate, poi partivano i fuochi d'artificio: pareggio del Toro grazie a una conclusione di Fiore deviata da Materazzi, immediato vantaggio nerazzurro con un gol spettacolare di Ibrahimovic che incrociava splendidamente all'incrocio opposto rispetto all'angolo di tiro. Abbiati ipnotizzava poi ancora un Adriano simil-travolgente, quindi arrivava il colpo del ko: Vieira inventava, Abbiati stendeva lo stesso brasiliano e finiva lì la sua gara. Materazzi si presentava sul dischetto e chiudeva la pratica. Inter avanti tutta: chi la ferma?

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