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di FABRIZIO MARCHETTI TUTTO rinviato.

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Almeno fino al 22 gennaio. Lotito, come annunciato, non molla. «Pagare moneta vedere cammello», il ritornello che ha scandito la giornata milanese del presidente biancoceleste. Che ieri ha chiesto 9 milioni più Foggia per chiudere il discorso, sentendosi rispondere che 7,5 milioni è il famoso tetto, la «cifra congrua» indicata da Berlusconi e che oltre quella cifra difficilmente si andrà. La chiave rimane quindi la rinuncia del giocatore agli emolumenti pregressi da prendere nella stagione 2007-2008, il famoso piano Baraldi: circa 800 mila euro che sposterebbero l'ago della bilancia dalla parte biancoceleste. Lotito fa muro: «Il problema è unilaterale: non dipende da noi, dipende solo dal Milan. È come un uomo che deve convincere una bella donna, il problema è suo. È il Milan che ci deve convincere. I miei rapporti con Oddo sono cordiali, lui fa il giocatore, io faccio il presidente». Dall'altra parte c'è Galliani che, con calma serafica, cerca di riannodare il discorso. «Si continua a trattare, se non arriveremo a Oddo, per il quale Lotito ha fatto una sua valutazione e per il quale resta una notevole differenza economica fra l'offerta e la richiesta resteremo così fino a giugno. Poi cercheremo un terzino destro. Direi che in questo momento Oddo è al 50% tra Lazio e Milan». Il giocatore aspetta: è pronto a firmare il rinnovo ma a questo punto difficilmente chiederà meno di 2 milioni a stagione per apporre l'autografo sul potenziale rinnovo. I contatti proseguono frenetici, in serata il campione del Mondo ha diramato una nota ufficiale. «Seguo con attenzione l'evoluzione della trattativa tra le società, so che stanno parlando da tempo per trovare una soluzione. Spero la trovino e si risolva tutto al più presto. Nel frattempo darò il mio apporto con professionalità, cosa che, da parte mia, non è mai mancata». La società, intanto, studia sempre le alternative. Da Zabaleta a Perquis, passando per Vanden Borre, Nef e Mesto, fino all'uruguaiano Rodriguez. Così Vincenzo D'Ippolito, il manager, procuratore, dai microfoni di «Tele Radio Stereo Sport» a «Quelli che hanno portato il calcio a Roma». «È un giocatore che Sabatini conosce dal gennaio 2003, quando lo venne a vedere in Uruguay. Era intenzionato a portarlo immediatamente in Italia, poi un infortunio fermò la cessione. Ora se n'è riparlato. Il calciatore gioca nell'Indipendiente e vale due milioni. In più ha un ingaggio decisamente alla portata della Lazio. Percentuali? Direi che a giugno un suo arrivo in Italia è molto probabile, anche se è extracomunitario». Società: l'arbitrato con Di Canio, davanti alla Lega, ha determinato una sostanziale compensazione (con poco meno di mille euro a favore del club) tra le richieste del giocatore e quelle della società. Ritenuta inammissibile l'istanza del giocatore tesa a incassare il premio Uefa: respinto, al contempo, anche il reclamo della Lazio in merito ai soldi del materiale ufficiale di cui ha usufruito il giocatore. Di Canio, assistito dall'avvocato Bordoni, andrà probabilmente avanti, rivolgendosi alla giustizia ordinaria. Così l'ex numero nove: «Non mi aspettavo di più, la sentenza la ritengo vergognosa. Il palazzo ha dimostrato di essere ancora una volta più vicino alle società che ai giocatori-dipendenti. Spero comunque sempre di trovare persone libere nel giudizio, qualcuno pensa che finisce così ma andrò avanti». Così l'avvocato Gentile, che ha rappresentato la Lazio nel giudizio: «Ci hanno dato ragione su tutti i fronti, anche perché alla fine era diventata una questione di puro e mero diritto. C'è stata una compensazione totale». L'Opa, infine, ieri ha toccato una quota d'adesione pari al 4,6%. Il 18 gennaio è fissato il Riesame per l'istanza di dissequestro legata al 14,6%.

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