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di TIZIANO CARMELLINI TOTTI punta sulla Roma e saluta la nazionale.

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Il capitano della Roma sul discorso nazionale continua a non dar certezze e non risparmia segnali chiarissimi per Donadoni & Co. Una cosa è certa, in questo momento il suo pensiero è solo alla Roma. «I tifosi vogliono sapere quando tornerò in azzurro ma prima bisogna vedere se... » ha detto il giallorosso a margine dell'incontro all'Hotel Parco dei Principi dove i azzurri campioni del Mondo in Germania si sono radunati prima di ricevere le onorificenze dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E, qualora qualcuno avesse capito male, ha precisato senza indugio gli accordi presi col tecnico nei quali non ha mai garantito un ritorno in azzurro. «Tra me e Donadoni non c'è stato niente, ma non so ancora se tornerò in Nazionale, ci sto pensando. Lui conosce la mia volontà, a fine anno decido. La finale di Berlino è stata la mia ultima partita con l'Italia? Può essere». Una vittoria che secondo qualcuno ha confermato il fatto che si può vincere anche nella Capitale. Anche qui Totti non fa sconti. «Per adesso non abbiamo vinto nulla. Il Mondiale? Ci sono vittorie più importanti». Insomma quello di ieri potrebbe essere stato il saluto ai compagni di quell'avventura azzurra che ha portato in Italia il quarto titolo mondiale. Un addio supportato dal fatto che al momento Totti ha solo la Roma nella testa. Ci crede, è convinto che questo gruppo, con Spalletti in testa, possa crescere e aprire un ciclo vincente. «Credo nella rincorsa all'Inter, sette punti non sono tanti. Ce la possiamo fare. Se non credessi allo scudetto, non scenderei in campo la domenica. E invece il sogno è di essere in corsa fino in fondo. Con Spalletti si può aprire un ciclo vincente, ma servono anche i giocatori». Già, e l'arrivo di Tavano è una pedina in più nello scacchiere di Spalletti: un «cambio» di qualità che darà al tecnico giallorosso molte soluzioni in più. «È sempre stato un grande giocatore — dice Totti sul nuovo arrivato — quando uno cambia squadra però la prima cosa che fa è mettersi a disposizione e lui sta ancora cercando di inserirsi nei nostri schemi». Anche se secondo il capitano giallorosso l'attuale mercato non cambierà radicalmente i valori in campo per la corsa al tricolore. «Due giocatori non cambiano di molto le cose. Io comunque allo scudetto ci credo perché abbiamo un gioco migliore dell'Inter, anche se loro sono più forti nei singoli. Diciamo che l'Inter è più cinica». Ma alla domanda su quanti acquisti servano alla Roma per competere con i nerazzurri risponde seccamente: «Zero, con questa squadra possiamo lottare per lo scudetto, Champions e Coppa Italia». La Roma si muove come un gruppo unico e il pensiero di Totti è condiviso dagli altri due azzurri di Trigoria: Perrotta e De Rossi. E anche qui si intravede il grande lavoro di Spalletti: il tecnico è riuscito ad amalgamare un gruppo fantastico di gente che si diverte a stare insieme e si ritrova anche fuori dal campo. «La corsa scudetto è ancora aperta — ha confermato Perrotta — ci si può e ci si deve credere. L'Inter ha dimostrato di essere una grande squadra, ma noi abbiamo espresso un gran bel gioco». Anche per il centrocampista calabrese è Spalletti la chiave di volta del successo giallorosso. «La sua firma è nell'aria, ed è giusto ripartire da lui. Ha svolto un gran lavoro, allestendo un gruppo competitivo. Merita questa grande fiducia perché con lui la Roma ha aperto un ciclo. Tavano? Si rivelerà un grande acquisto». E al compagno si allinea anche De Rossi, che non entra però nel merito societario. «I dirigenti finora hanno lavorato bene, il progetto lo decide la Roma. Subito sotto loro c'è Spalletti che darà le sue indicazioni e sarà l'artefice principale. Non so se il mister ha firmato o se firmerà, non ho letto i giornali. Non mi voglio sbilanciare. Io sono fiducioso e in squadra siamo tutti tranquilli. Siamo un buon gruppo, consapevole di esserlo e al resto penserà la società».

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