Il punto
Il gioco dimostra che siamo cresciuti
I risultati della nazionale italiana di rugby prestano il fianco ad uno dei più visitati luoghi comuni, sul bilancio di metà stagione della palla ovale i punti di vista si dividono a metà. Le vittorie, ormai scontate ma ottenute nettamente e con buona espressione complessiva di gioco, contro Portogallo, Russia e Canada e le sconfitte di misura contro Australia e Argentina - tra le più in forma in questo momento - spaccano a metà la critica. C'è chi, soprattutto in Italia, parla di occasione perduta e chi, specialmente all'estero, apprezza i continui progressi nel gioco e nel livello medio del rugby italico. Berbizier ricorda, e fa bene, che a distanza di un solo anno solare contro l'Australia l'Italia è passata da un pesantissimo 21-69 a Brisbane ad un 18-25 al Flaminio che racconta di una vittoria gettata via ma, comunque, sfiorata dagli azzurri, per non parlare del quasi-suicidio con l'Argentina, in un match dominato sul piano del gioco e del controllo delle sue fonti. E allora, volendo stilare un bilancio provvisorio, non è ancora lecito esultare ma si può andare incontro al prossimo Sei Nazioni - si parte il 3 febbraio con uno stuzzicante Italia-Francia al Flaminio - con il sorriso sulle labbra, consci che oggi l'Italia ovale fa paura a tutti. Confortano i progressi nelle basi del gioco - eccellente la mischia, in grande crescita gli azzurri che giocano in Inghilterra e Francia - e comincia a spuntare qua e là qualche talento anche tra i tre-quarti( Stanojevic e Sepe su tutti) che cominciano a muoversi come vuole Cariat, assistente di Berbizier. Da oggi i primi tempi non bastano più, gli azzurri dovranno giocare come sanno per 80 minuti. Ale.Fus.