«Non ci prenderanno per la gola»
Il contatto previsto tra Lotito ed esponenti rossoneri per la cessione di Oddo, non c'è stato: il numero 1 biancoceleste non gradisce intermediari nella trattativa e intende dialogare solamente con i diretti interessati. Per questo motivo, il discorso verrà ripreso martedi prossimo, al ritorno di Galliani dal Brasile, non prima. Il Milan avrà tre giorni di tempo per chiudere l'affare e consegnare il giocatore ad Ancelotti prima che i rossoneri partano per il ritiro di Malta ed i biancoceleste per la tournee negli Emirati (rispettivamente il 4 e il 5 gennaio). Per chiudere l'affare in breve tempo però serviranno soldi, almeno 7,5 milioni di euro più l'intero cartellino di Foggia, altrimenti il rischio di una rottura definitiva, sarà davvero elevato. La cosa, si capisce dalle dichiarazioni di Lotito. «Oddo è il nostro capitano — ha confessato —, è campione del mondo e rappresenta il simbolo attuale della Lazio. Per noi è tutto, se desidera partire deve essere chiaro. La Lazio non ha bisogno di soldi: nessuno ci prenderà per la gola». Il presidente biancoceleste ribadisce con decisione un concetto imprescindibile. «Conta solo la volontà della società — ha spiegato all'emittente "Radio Radio" — anche perchè Oddo ha un contratto con noi fino al 2008. Poi è chiaro che se una qualsiasi persona del collettivo, dovesse condizionare l'obiettivo di un'intera squadra, ne prenderemmo atto. Ma voglio rimarcare che noi non subiamo condizionamento alcuno, né economico, né finanziario, quindi tutte le scelte verranno fatte per migliorare la società ed accrescere il potenziale tecnico della rosa. La Lazio, da quando sono presidente io, non ha mai venduto o svenduto ed è una società amministrata in modo sano. Noi non abbiamo mai messo in vendita Oddo e se mai dovessimo decidere di vendere un giocatore dipenderà solo da me. Evidentemente c'è qualcuno che ha interesse a destabilizzare l'ambiente». Lotito dimostra di avere le idee chiare e parlando della sua esperienza al timone della società, si lascia andare ad un insolito sentimentalismo: «Rifarei tutto quello che ho fatto anche se all'inizio non mi aspettavo tutti questi ostacoli. Forse, se l'avessi saputo prima, non avrei fatto la stessa scelta ma poi quando ti trovi nel mare devi nuotare e a me sono sempre piaciute le sfide. Essere il presidente della squadra che tifavo da bambino mi rende orgoglioso e per questo vorrei rimanere a vita. Sono quasi come Gesù che ha cacciato i mercanti dal tempio». Evidente stoccata agli amministratori delle gestioni precedenti alla sua. «Hanno lasciato 1070 miliardi di debiti e c'è ancora chi va in televisione — ha proseguito Lotito — dicendo di aver fatto il bene della società. Forse non tutti sanno che sto pagando i trofei vinti dagli altri. A causa del piano Baraldi mi rimangono da pagare 12 giocatori che non sono più nostri. L'unico che aveva provato a raddrizzare la situazione è stato Masoni». Tra le tante soddisfazioni prese nell'ultimo anno, il presidente biancoceleste prova un'unica grande amarezza: «Calciopoli, perchè la Lazio non doveva essere coinvolta, soprattutto per i valori di correttezza e sportività che vado professando da tempo. Alla fine, giustizia è stata fatta ma solo parzialmente perchè noi dovevamo uscirne completamente puliti». Nonostante il salvataggio della società dal fallimento e il possibile raggiungimento di un posto in Champions, ci sono molti tifosi che continuano a disdegnare l'operato del presidente. «Chi contesta — ha concluso — lo fa a voce alta sovrastando la maggioranza silenziosa dei veri tifosi che apprezzano quello che faccio. Vorrei che nel nuovo anno venissero messe da parte posizioni di strumentalizzazione e tutti possano remare dalla stessa parte per il bene unico della società».