Resto alla Roma altri sette anni
Il Totti-pensiero è chiaro e tondo e parla di nuovo, come sempre, giallorosso. Il capitano della Roma rivela i suoi progetti futuri e annuncia di voler continuare a giocare fino al 2014: con la Roma ovviamente. «Il mio contratto scade nel 2011, tra un po' voglio rinnovare e spostare la data di altri due o tre anni. Finché mi regge il fisico rimango dentro». Nessun dubbio quindi sulla volontà di quella che rimane una delle ultime bandiere del calcio italiano, unica di quello romano. E poco importa di quello che sarà dopo, perché per pensarci Totti avrà ancora tempo: tanto, almeno sette anni a seguire il suo pronostico. «Quando smetterò — continua il capitano nell'intervista esclusiva sul primo numero del mensile che porta il suo marchio "Number Ten" — vedrò cosa fare. Rimarrò nel calcio da dirigente, mai da allenatore. Non fa parte del mio dna. Per allenare devi avere una cattiveria che non ho. Se mi pesti un piede non porgo l'altra guancia, come si fa a gestire un gruppo così?». Uno dei crucci di Totti calciatori è il tormentone sul fatto che ha vinto poco perché ha scelto di legarsi a vita alla Roma. Per lui è tutt'altro, un vanto, una cosa del quale va fiero e senza la quale non sarebbe potuto diventare Totti. «È una scelta che ogni giorno che passa sono più felice di avere fatto. Avrei potuto vincere di più? Non credo. Io vivo d'amore e l'amore che ho qui non l'avrei ricevuto da nessun'altra parte e per me questo è già una vittoria. Da un'altra parte non sarei mai stato Totti. Qui mi sento come in una grande famiglia. Anche quando sono stato contestato ho trovato sempre la strada giusta per fare cambiare idea ai critici. Almeno a quelli in buona fede. Ovvio che parlare adesso è facile». Già, perché Totti prima di tornare tale dopo li brutto infortunio dello scorso febbraio, ha dovuto faticare e tanto. A un certo punto della sua carriera forse solo lui ci ha continuato a credere stimando chi gli era attorno con un unico obiettivo: andare a giocare il Mondiale in Germania. «Se no ci fosse stato Lippi forse non sarebbe successo — racconta — ma da un certo punto in poi non avrei rinunciato a giocarlo per nulla al mondo. Mi hanno aiutato molto Cristian e Ilary, da loro ho avuto la serenità e gli stimoli giusti per andare avanti». Quindi un passaggio sull'ex amico Cassano con il quale Totti ha avuto momenti di sereno e altri di burrasca sfociati nel brutto addio del barese che ha lasciato Trigoria senza salutare nessuno... o quasi. In molti hanno detto che la partenza di Cassano abbia coinciso con l'esplosione di questa nuova Roma. «A me è anche dispiaciuto — continua Totti — quando Antonio è andato via. Io su certi problemi ci passo sopra facilmente. Ma è vero che molti degli altri ragazzi sono cambiati anche mentalmente». Roma dopo Totti avrà quindi ancora Totti: il capitano resta tale per sempre anche se lui stesso è fiducioso sul futuro. «Qualcuno dopo di me ci sarà. Roma è piena di talenti».