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TORINO — In cinque sotto inchiesta per la morte dei due giovani giocatori juventini nel centro sportivo della società a Vinovo.

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nel centro sportivo di Mondo Juve. Riguardano l'amministratore delegato della società bianconera, Jean Claude Blanc, l'allenatore della formazione Berretti, Maurizio Schincaglia, l'allenatore dei portieri, Lorenzo Frison, l'amministratore delegato della Semana (la società che gestisce il centro Mondo Juve), Renato Opezzi il dirigente Alessandro Sorbone, responsabile del personale, in qualità di datore di lavoro dei due ragazzi. Intanto il giorno dopo Torino ha vissuto una giornata plumbea. Grigia. E triste. L'area del laghetto di Vinovo è stata posta sotto sequestro da parte della magistratura, ma nelle palazzine il personale della Juventus ha continuato a lavorare. Non la prima squadra, però, che in mattinata si è allenata presso lo stadio Olimpico. La Juve è smarrita, la città anche. Alex Del Piero esprime il dolore della squadra sul suo sito internet: «Siamo senza parole. Esprimo le mie più sentite condoglianze alle famiglie dei due ragazzi». La ricostruzione dei fatti non pare comunque poter riservare sorprese: dopo l'allenamento i due diciassettenni si sono fermati a giocare sul campo, con Ferramosca impegnato a bersagliare di tiri in porta il suo compagno Neri. Un pallone sarebbe finito nell'acqua del laghetto artificiale, a pochi metri dal campo e, nel tentativo di recuperarlo, Alessio e Riccardo sarebbero caduti nell'acqua gelida. Senza scampo. Senza la forza di tirarsi fuori, scivolando probabilmente di continuo sul fango e sui teloni posti lungo il perimetro del "vascone". Una fine terribile: per ipotermia e non per annegamento. «Quando è arrivato in ospedale, Ferramosca aveva una temperatura di 22 gradi, un'ipotermia grave che compromette tutte le funzioni vitali», ha spiegato il dottor Ahmed Dahmane. Come è ovvio che sia, le famiglie e gli amici dei due ragazzi non si rassegnano a quanto accaduto. Il papà di Riccardo Neri, recandosi nel residence a ritirare gli effetti personali del figlio che oggi avrebbe compiuto 17 anni, ha ammesso di non riuscire «a credere che sia passata un'ora mezza prima che qualcuno si accorgesse che mio figlio e l'altro ragazzo erano scomparsi. Mi affiderò a un legale per andare fino in fondo a questa vicenda». Pochi chilometri più in là, presso il mercato rionale di piazza Bengasi, dove da venti anni i genitori di Alessio Ferramosca hanno un banchetto per la vendita di abbigliamento femminile, era stato montato una sorta di altare in omaggio ad Alessio: la maglia di Del Piero, messaggi di addio. E nella sede dell'Atletico Mirafiori, società di cui il padre di Alessio è vice-presidente, tanta rabbia di cui si fa portavoce Simone Ielo, ex allenatore di Alessio: «Ce l'abbiamo con la Juve, certo, oltre che con il destino. Non si possono lasciare da soli in quel modo due ragazzini. Non è possibile: soprattutto perché il tutto è accaduto in casa di una società che vuole ergersi a modello da seguire». L'autopsia sui due corpi dovrebbe essere eseguita martedì. Il giorno successivo i funerali.

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