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Fair play

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Hanno cercato di illuderci con la favola del Palermo e con il fascino del Livorno prima e del Catania poi che si sono trovate, senza sapere perché, al quarto posto. Malgrado la sua naturale vocazione ai fallimenti sembra impossibile che l'Inter possa sottrarsi al più facile dei pronostici. Le hanno sottratto la Juventus ed hanno appesantito il Milan e la Fiorentina con penalizzazioni che si sono rivelate determinanti più sul piano delle motivazioni che su quello aritmetico. La vera classifica del campionato, quella del campo e non quella pubblicata dai giornali, ci dice che dietro l'Inter (39 punti), la Roma (32) ed il Palermo (31) ci sono Fiorentina e Lazio e Fiorentina e che l'unica anomalia vera è quella di trovare il Catania a 23 punti davanti al Milan che ne ha conquistati solo 21. Il Milan non è nuovo a queste cadute se pensiamo che in un periodo in cui si è diviso con la Juventus buona parte degli scudetti ha infilato, tra i successi del 95-96 e del 98-99 un undicesimo ed un decimo posto assolutamente ingiustificabili sul piano dei valori e dell'organico ma segnali di una rinuncia verificatasi non appena le possibilità di vittoria erano sfumate. Mentre scrivo ed in attesa dei risultati della sedicesima giornata (che tra l'altro minacciano di peggiorare la situazione) la classifica ufficiale mi dice che ci sono sette punti tra l'Inter e la Roma e 16 tra la stessa Inter ed il Catania che è quarto. È vero che la formula dei tre punti rende instabile la graduatoria e possibili rimonte anche clamorose ma temo che per tener vivo, almeno in parte, l'interesse per questo campionato dovremmo accontentarci dei traguardi secondari (Champions, Uefa, retrocessione). Credo lo abbiano capito tutti, anche coloro che per necessità editoriali o altro, continuano a ripetere che il campionato è lungo. Tanto è vero che per compensare la caduta di interesse sono già stati puntati i riflettori su una campagna di riparazione che consente titoli a nove colonne ma che in realtà non potrà modificare di molto le indicazioni della prima parte del torneo. Personalmente trovo discutibile - ed al limite immorale - che ci possano essere scambi di giocatori nell'ambito dello stesso torneo a metà stagione. Un calciatore potrebbe trovarsi a giocare contro la squadra che era stata la sua fino a pochi giorni prima e questo non mi piace anche perché produce quella fiera delle ipocrisie rappresentata dalla mancata esultanza nel caso di una rete. Chi ha giocato sa che non c'è soddisfazione più grande di quella di realizzare un gol alla squadra che ti ha lasciato andar via. Tutto questo in un panorama tecnico e spettacolare davvero modesto. Per un Palermo - Livorno molto divertente (ma anche poco equilibrato) abbiamo avuto troppe partite di scadente qualità e di ancora minore interesse. Abbiamo anche avuto ben 18 «zero a zero» che non sono stati il massimo del divertimento. Attenzione, sarebbe un errore giudicare una partita dal numero dei gol ma perché una gara senza reti sia divertente bisogna che sia giocata da due grandi squadre. Per amore di paradosso (del quale era maestro) Gianni Brera sosteneva che la partita perfetta doveva concludersi a reti inviolate ma se avesse potuto assistere a Cagliari-Parma di domenica scorsa si sarebbe annoiato. Intanto prendo atto che è stato ripristinato il metodo Collina che consiste nell'assegnare la partita RITENUTA più importante all'arbitro RITENUTO più bravo. Rosetti ha arbitrato Palermo-Inter ed il derby romano, Rizzoli ha avuto Roma-Palermo mentre io attendo che Pieri, che ha combinato disastri in Atalanta-Milan, torni ad arbitrare i rossoneri. Devo spiegare ancora una volta come questo sistema contribuisca a rinforzare il principio della sudditanza psicologica

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