Virtus, ora è crisi nera
Proseguendo in una linea di condotta che prima o poi, bontà loro, qualcuno spiegherà, la Lottomatica s'è presentata a Belgrado, dove è stata sconfitta da Partizan 73-63, lasciando a casa il secondo presunto colpevole dello scempio, dopo Ilievksi si tratta di Marmarinos. Chissà che il presidente Toti, che aveva giustamente tuonato dopo la figuraccia di Bologna contro i giocatori, non cominci ora a nutrire dubbi anche sulla guida tecnica, visto che, a meno che lui stesso non lo smentisca, questa squadra senza ne capo ne capo è figlia del suo tecnico, al secolo Jasmin Repesa. Che ben sa che nello sport i meriti acquisti non possono certo servire a coprire le figuracce del presente. Ridotta ai minimi termini dalle cervellotiche scelte estive e dall'improvvisa voglia di rigore, che quando era arma di Pesic veniva tacciata d'intolleranza, Roma s'è presentata al Pionir con gli uomini contati. Obbligato così il quintetto iniziale con Chatman in cabina di regia, affiancato tra gli esterni da Hawkins e Bodiroga e con Tonolli, capitano un po' troppo bistrattato da chi gli dovrebbe riconoscenza, e Mavrokefalidis a mulinare di gomito vicino a canestro. Per proteggere i suoi teorici pinnacoli e dare fastidio alle trame offensive serbe Repesa, il Torquemada di Viale Tiziano, s'è rifugiato in una zonetta anni '70. Che inizialmente ha dato buoni frutti, forse per lo stupore dei padroni di casa nel vederla schierata. Ma se il Partizan non ha trovato la via del canestro Roma ha fatto altrettanto. Il punteggio iniziale, un 1-2 che dava tanto idea di sport della pedata, è stato rotto nel momento in cui i ragazzi di Vujosevic hanno trovato un pò di continuità in attacco. 15-8 il primo allungo, che ha portato Repesa a più miti decisioni schierando i suoi a uomo. La Virtus è andata sotto anche di 7 (17-10 al 10') ma l'inizio di secondo quarto, con Giachetti e Garri in campo ha portato ad un buon momento capitolino concretizzatosi con un primo pareggio (21-21) a cui è seguito anche vantaggino, 26-30, propiziato dal nuovo ricorso alla zona e da un paio di sussulti di Giachetti. Che però ha immediatamente disfatto la tela, assieme a Garri, affrettando conclusioni che hanno riportato Belgrado in parità, prima dell'1/2 di Drobnjak dalla lunetta che ha chiuso al 20' la contesa sul 31-30 per il Partizan. Poi Belgrado ha tracimato vero il vantaggio in doppia cifra senza dover strafare. È bastato ai serbi fare il minimo indispensabile contro una squadra assolutamente inconcludente in attacco. Chatman ha fatto danni, Boddiroga, al ritorno nella sua Belgrado si è avvilito nel grigiore generale e gli altri si sono superati in scelleratezze. Così Roma non solo ha perso, ma ha anche regalato la differenza canestri agli avversari. Non c'è fine al calvario capitolino. E contro Cantù domenica prossima, c'è da attendersi che la gente romana, stufa, faccia sentire il proprio lecito dissenso.