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LIVERANI Sono andato via perché non mi sentivo stimato

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«Un po' mi tremeranno le gambe», ammette Liverani, il grande ex della sfida del Franchi tra Fiorentina e Lazio. Non sarà una partita come le altre per lei. «Direi di no. Per fortuna giochiamo a Firenze, all'Olimpico sarebbe stata più dura». Si sente condizionato? «No, non posso. Dobbiamo fare punti, veniamo da due mezzi passi falsi. Niente distrazioni, anche se quando entrerò in campo sentirò qualcosa di diverso». Ha rimpianti dopo l'addio alla Lazio? «No, non rinnego la scelta. Qui sono ripartito da zero però mi sento stimato. A Roma non c'era più sintonia con il presidente (sottolinea a RadioIncontro)». Cioè? «Non sentivo più la stima di Lotito, non mi voleva più. Ho avuto la sensazione che mi proponesse un contratto di 5 anni solo per le pressioni della piazza. Ho scelto di andar via non per una questione di soldi, anche perché l'offerta complessiva della Fiorentina era inferiore a quella biancoceleste. Da questo discorso escludo i compagni e l'allenatore, di cui conservo un grande ricordo e a cui sono sinceramente affezionato». Esulterà in caso di gol? «Sì, anche per rispetto dei tifosi viola: non c'è rivalsa nei confronti della gente laziale, è per dimostrare che sono ancora vivo a chi ha detto che non servivo più». Ha sentito i suoi ex compagni? «Lo farò solo dopo la partita. Per rispetto ognuno si è preparato in tranquillità». Saluti speciali? «Ai tifosi, a chi soffre per la Lazio. E al cuoco Giocondo, a Manzini, ai massaggiatori e a Gigi, Walter, Mauro e Stefano, a tutti i magazzinieri». Del suo erede Ledesma che pensa? «Che Roma non è Lecce e vive di paragoni. L'ho vissuto sulla mia pelle per la storia di Veron. Lui ha il vantaggio di essere tutelato dal tecnico, che l'ha voluto fortissimamente. Può crescere». Che partità sarà? «Rossi e Prandelli sono molto bravi, verrà fuori una bella sfida. Abbiamo tanta voglia di fare bene, spero in Toni e Mutu».

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