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PARIGI — Ha Napoli e i suoi ragazzi nel cuore Fabio Cannavaro.

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«Lo vorrei alzare al Santiago Bernabeu di Madrid, mi piacerebbe portarlo a Torino, anche se è molto difficile per la situazione che si è creata, e vorrei soprattutto portarlo con me a Napoli». «La mia città - sottolinea Cannavaro - è un po' particolare e sta attraversando un momento difficile. Ma è una città che ha voglia di vivere e crescere. E io dico ai napoletani e ai ragazzi che giocano, come facevo io in strada, che i sogni possono avverarsi, e che bisogna credere nei sogni. Quello che è successo a me quest'anno è stato incredibile: il sogno di quella Coppa del Mondo da alzare quando ero bambino, ed oggi questo Pallone d'oro, francamente inaspettato. È un sogno essere qui». Poi una serie di ringraziamenti alle sue squadre, ai suoi allenatori, ai suoi compagni di squadra nella Juventus e nella Nazionale. «Questo è un premio doppio perchè sono un difensore. Le polemiche non mi interessano. Il premio è per la carriera, la mia stagione, i miei sacrifici». Ricorda la stagione con la Juventus - 36 partire, 4 gol «tutti determinanti» - poi il Mondiale, quelle sette perle di partite infilate una dopo l'altra, con un pensiero particolare per la semifinale contro la Germania. Juve e Mondiale, dunque, come chiave della sua incoronazione come miglior giocatore dell'anno. «Tutte partite giocate ad altissimo livello e con continuità». Juve e Mondiale, assieme a Buffon, «che non è un rivale: giocarsela con un amico è sempre difficile, siamo stati insieme tanti anni. Se fosse toccato a lui questo riconoscimento sarei stato contento. Questa è una vittoria mia, ma da condividere con gli altri». «Al Real - ha ammesso Cannavaro - non sto avendo la stessa continuità, ho avuto un problema al ginocchio, uno alla coscia, ma devo lavorare, devo impegnarmi». In prima fila davanti a lui il presidente e il direttore dei galacticos, Calderon e Mijatovic. Altri sogni? «Ho 33 anni, gioco nel Real Madrid, sono impegnato in Champions League e spero di vincere ancora qualcosa d'importante». È troppo contento il «muro di Berlino» e il suo sorriso contagia un po' tutti. Così come quando parla di Maradona e naturalmente di Napoli. «Per noi napoletani è stato straordinario. Rimpiazzarlo nel cuore dei miei concittadini è molto difficile. Mi ci vorrà ancora molto».

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