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di ALESSANDRO AUSTINI MANCINI è uno che di magie se ne intende.

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Il 9 novembre del 2003 «Amantino» è entrato nei cuori dei tifosi giallorossi con l'indimenticabile gol al volo di tacco rifilato ai biancocelesti. A Genova ci ha pensato Totti a deliziare i palati più fini. Il brasiliano, invece, sta già preparando un nuovo scherzetto ai cugini per la stracittadina che è ormai alle porte: il 10 dicembre non è poi così lontano. Glielo chiedono per strada, lui annuisce, metabolizza, ma non promette. Questione di carattere. «Fa piacere - spiega Mancini - che la gente mi chieda di segnare un gol nel derby, perché mi dà la carica e la forza di andare avanti». Qualcuno l'ha criticato per il poco entusiasmo che traspare da alcune sue esultanze dopo i gol. E dimostrare il contrario gli è costato un'ammonizione (e una multa) nella partita con il Catania per quella maglia sventolata sulla bandierina. «Ho sempre festeggiato i gol - dice il l'esterno giallorosso, ieri ospite del "Diadora Fashion District" di Valmontone - e non vedo perché i tifosi debbano meravigliarsi delle mie recenti esultanze». Prima del derby la Roma avrà ben altro a cui pensare: garantirsi il passaggio agli ottavi di Champions, non perdere la scia dell'Inter e, se ci «scappa», sbarazzarsi senza troppa fatica della Triestina in Coppa Italia. La sconfitta del Palermo contro i nerazzurri sembra allontanare i rosanero dal giro scudetto. Non per tutti, vedi Mancini. «Per il titolo la corsa resta a tre. E non bisogna perdere di vista il Milan che potrebbe rientrarci, anche se credo più per il quarto posto». Il giorno dopo il trionfo di Genova si parla soprattutto della splendida rete segnata da Totti. Inevitabile il paragone con quella realizzata in rovesciata da Ronaldinho. «È difficile dire quale sia il più bello - ammette Mancini - Totti lo ha cercato, quella di Ronaldinho è stata una prodezza». Capitano a parte, il successo sulla Samp ha confermato che quando la Roma esprime il suo gioco non ce n'è per nessuno e che quella scesa in campo a Donetsk era solo una sbiadita fotocopia. Salire al secondo posto rende automatica una scelta di Spalletti: nuova abolizione del ritiro. Lo dicono i patti con la squadra e il tecnico li rispetterà. Quindi, i giocatori trascorreranno la vigilia a casa sia oggi, in vista della gara di domani con la Triestina, che venerdì prima dell'anticipo di campionato con l'Atalanta. A proposito della gara di sabato: la società ha reso noti i prezzi dei biglietti e non ci sarà la possibilità di acquistare i tagliandi di Tevere a 1 euro, come accaduto per le gare con Ascoli e Catania. Scelta incomprensibile: peccato. Per il ritorno degli ottavi di Coppa Italia Spalletti vorrebbe dar spazio ad un ampio turn-over. Vorrebbe, perché l'infermeria affollata glielo impedisce. Oltre agli indisponibili Ferrari, Aquilani, Faty, Martinez e Freddi, sono tornati malconci da Genova Cassetti (contusione al dito medio della mano destra) e Chivu (botta al collo del piede sinistro). Con la Triestina potrebbero comunque giocare entrambi. Difficile che il tecnico rilanci dall'inizio l'acciaccato Tonetto. Probabile un turno di riposo anche per Panucci. Mexes, Taddei e uno tra De Rossi e Pizarro saranno costretti agli straordinari. L'altro mediano potrebbe essere il Primavera Palermo. Curci, Rosi e, forse, Virga partiranno dall'inizio, assieme a Vucinic e Montella.

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