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Intervista-confessione dell'ex presidente

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Cragnotti: Mancini ha spinto per il mio allontanamento

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Solo un grande laziale (Rutelli) mi mandò dei fiori». È un Sergio Cragnotti a tutto campo quello intervistato dal «Corriere Magazine». L'ex patron, coinvolto nella bancarotta Cirio, adesso ha scritto un libro («Un calcio al cuore») dove si racconta («Alla Montedison guadagnavo due miliardi e mezzo»). Cragnotti si sofferma sul periodo in cui acquistò la Lazio non risparmiando critiche a chi gli voltò le spalle dopo il crac Cirio. «Senza grandi conoscenze calcistiche l'ho portata al primo posto nel mondo. Per due anni siamo stati in testa alla classifica Fifa davanti a Real, Arsenal, Inter, Milan. La Juve era tredicesima». Cragnotti è il presidente che ha speso più di tutti. Perfino di Moratti. «Nella Lazio facevo grandi acquisti ma anche vendite. In un anno facemmo 148 miliardi di plusvalenza». E Berlusconi? «Amorfo totale. Nessun segnale di conforto». Cragnotti un giorno ha parlato dei «moralisti alla Mancini»... «Anche lui spingeva la cacciata di Cragnotti. Quando me ne sono andato la gestione Banca di Roma gli ha aumentato lo stipendio da 2 a 7 miliardi. Di Canio? Me l'avevano offerto tante volte. Ma dissi sempre di no. Conoscevo la sua intolleranza alla disciplina. Invece Lotito l'ha preso. Il più grande errore della sua vita. Dopo il saluto romano? L'avrei cacciato».

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