Il capitano della Roma sogna la Champions «Siamo grandi ma possiamo ancora rinforzarci»

Un'immagine che forse non vedremo mai più. Perché la frattura con Donadoni ormai è evidente. Perché le critiche che gli piovono da tutta Italia hanno esaurito la pazienza del capitano giallorosso. «Richiamerò Totti in Nazionale quando dimostrerà di essere in condizione» ha detto Donadoni lunedì. «Decido io se e quando tornare» ha replicato il romanista ieri. Non è un addio, ma lo strappo sta diventando una voragine. «Ora penso solo alla Roma - ribadisce Totti - per la Nazionale ci sarà tempo e più in là deciderò se fare o meno il rientro. Non devo parlare con nessuno. L'ho già fatto tempo fa con il ct e ci siamo detti detto tutto. Finché ho le viti nella caviglia non torno». Quindi non prima di settembre: l' operazione per rimuovere la placca è prevista a fine maggio. Dopo l'intervento, Totti dovrà stare fermo un mese e poi riprenderà gradualmente la preparazione. Se Donadoni pensava di riaverlo per le gare di qualificazione agli Europei contro Scozia (28 marzo), Far Oer e Lituania (2 e 6 giugno), ora può mettersi l'anima in pace. Il giallorosso potrebbe riprendersi la maglia azzurra nella sfida con la Francia dell'8 settembre o, chissà, mai più. Per il momento, a diffondere la romanità nel mondo ci pensano De Rossi e Aquilani. «Alberto ha dimostrato di avere personalità. Daniele - assicura l'attaccante a Roma Channel - è un giovane "vecchio". Sono due ragazzi importanti per il futuro della Nazionale e della Roma». Quel brutto incidente di febbraio ormai è un lontano ricordo, ma per la prima volta Totti racconta che «dentro di me avevo una paura immensa. La vicinanza dei miei cari e l'aiuto di Scala e Musa mi hanno fatto vincere la mia battaglia: riuscire a giocare il Mondiale. L'infortunio l'ho dimenticato tanto tempo fa, anche se c'è chi dice che sono bloccato mentalmente. Se fosse così non giocherei bene». E non avrebbe potuto segnare il rigore decisivo contro l'Australia. «Si allontanavano tutti dalla palla e l'ho tirato io con la certezza di segnare». Scudetto, matrimonio, figlio (a primavera saranno due), infortunio e Mondiale. Cinque tappe cruciali della sua vita. «Mancherebbe una sesta... la Champions League. Ci sono squadre più forti di noi, ma il pallone è tondo ed il calcio è bello per questo. Spero che la sesta tappa arrivi prima possibile e se fosse un altro scudetto andrebbe bene lo stesso». Dopo il trionfo di San Siro è lecito sognare. «È stata la vittoria del gruppo. Avevamo voglia di stupire e ci siamo riusciti. Un'enorme soddisfazione che aspettavamo da tanto tempo». La Roma-spettacolo fa paura a Inter e Palermo. Ma Totti, si sa, è un capitano-dirigente e non si accontenta. «Siamo una squadra adatta per competere ad alti livelli, ma se si può rinforzarla è ancora meglio. Abbiamo già dei giocatori fenomenali ma si può sempre migliorare». Non con il ritorno di Cassano, però. «Non ci siamo sentiti e le sue dichiarazioni non mi hanno fatto alcun effetto. Come si dice a Roma: "facciamo il gioco dell'uva ognuno a casa sua"». Ha ben altro a cui pensare il numero 10 giallorosso: il secondo genito è in arrivo. «Ancora non sappiamo il sesso, preferirei un altro maschio». In quel caso sarebbe il secondo giocatore dopo Cristian della squadra di calcetto che vuole costruire. E se fosse femmina? «Andrebbe bene, farebbe l'allenatore». Questo è Totti, uno che ha gioito di più nel «vincere lo scudetto piuttosto che il Mondiale. Perché io sono della Roma».