MILANO — Non è l'Italia a dover riconquistare Francesco Totti, ma il numero 10 della Roma a dover ritrovare l'azzurro.
Il contropiede di Roberto Donadoni, avvezzo a dover fare a meno del talento romanista, arriva a sorpresa. E dopo che il ct aveva fatto la parte dell'inseguitore. È l'antivigilia di Italia-Turchia, amichevole per la quale a dire il vero di giocatori di primo piano si è fatto a meno. A spiazzare, nella nuova puntata del caso Totti, è però anche il palcoscenico dal quale il tecnico traccia la nuova linea: San Siro. «Nazionale più vicina per Totti? È lui che ci si riavvicina, con prestazioni come quelle di sabato e grandi giocate tali da fargli meritare l'azzurro», dice dallo stadio, al termine di un breve allenamento al termine del quale emergerà che quello del romanista non è l'unico caso di trentenne stanco. Il luogo è lo stesso dal quale l'attaccante due giorni fa, in Milan-Roma, ha incantato. Così nei giorni in cui il no del romanista all'azzurro («penso solo alla Roma», aveva ribadito negli spogliatoi del Meazza) suona ancor più stridente, Donadoni preferisce evitare rischiose empasse: «Io non sono imbarazzato dalla questione - dice - Totti è migliorato molto, si vede dalla tranquillità con la quale ha il pallone tra i piedi oltre che dalle giocate. Siamo tutti felici se lui torna giocatore da nazionale. Manca ancora qualcosa in termini di continuità, e poi arriverà la chiamata. Vedrete, non sarà molto lontano quel momento...». Ma non è solo il caso del romanista ad aprire dubbi in azzurro. Se ne son resi conto anche gli azzurri. Ora si aggiunge un altro romano, Alessandro Nesta, che dal Milan avrebbe fatto pervenire al Club Italia il suo messaggio: anche io mi prendo una pausa dall'azzurro, viste le mie condizioni (Nesta è ancora alle prese con le conseguenze dell'infortunio del Mondiale) e la situazione della mia squadra. «Con lui non ho parlato - prova a spiegare Donadoni - Di certo, a 30 anni non è decrepito. Certo, viene da un periodo difficile con la sua squadra, e credo sia giusto concedergli l'opportunità di recuperare. Ma mi auguro non sia quella la sua intenzione, commetterebbe uno sbaglio: è ancora nel pieno delle sue capacità calcistiche». Nega, Donadoni, che due indizi (Totti più Nesta) facciano una prova: ovvero dell'usura di una generazione di trentenni a fronte di ritmi di gioco troppo alti: «Non parliamo di dodici giocatori, ma di due situazioni personali». Eppure il problema è ben chiaro a Buffon, uno dei veterani del gruppo sempre pronto a rispondere all'azzurro: questa volta si era ventilata una sua giornata di riposo dalla nazionale, ma il portiere Juve è qui. «Il fatto è che il calcio è diverso, gli interessi moltiplicati: ma fisico e testa di noi calciatori rimangono gli stessi - spiegava Buffon dallo spogliatoio del Meazza - Così alla volte le stelle tirano il fiato. Io personalmente ci tengo sempre, ma quest'anno ho più tempo libero... Un altro che come me non vorrebbe mai mancare è Del Piero, è molto amareggiato di non esser potuto venire in azzurro. Le grandi giocate di Totti? Nulla di nuovo sotto il sole». Intanto Italia-Turchia diventa occasione per provare le nuove leve meno impiegate nelle quattro partite ufficiali (concordati otto cambi più il portiere) e per due nuovi: Brocchi e Aquilani. «Quello al milanista non è un premio alla carriera - la spiegazione del ct - È in grandi condizioni fisiche, è un degno rincalzo. Aquilani invece è un giovane interessantissimo: non so se e quanto giocherà, ma sono felice di averlo rubato a Casiraghi. Peccato per Iaquinta che aveva una caviglia gonfia. Domani (oggi per chi legge ndr) arriverà a Bergamo Bonazzoli per sostituirlo».