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Il ritorno del Gladiatore e la svolta firmata Aquilani

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Dopo l'Inter il tecnico della Roma spezza anche l'incatesimo Milan e riporta al successo i giallorossi al Meazza vent'anni dopo quel mitico gol di Pruzzo (il 2-0 a tavolino dell'anno dopo vale solo per le statistiche). Per la Roma conferme di cose già note. La squadra di Spalletti riesce ad esprimere al meglio il suo calcio quando incontra avversarie che giocano la partita a viso aperto e le consentono di inserirsi negli spazi. Totti dimostra di aver fatto passi da gigante e di essere comunque l'unico riferimento offensivo della Roma. Segna un gran gol, centra un palo, è sempre nel fulcro dell'azione d'attacco giallorossa e nel finale chiude la partita con un colpo di testa da attaccante vero. Anche per lui è la prima volta a S. Siro e la cosa così ha ancora più gusto. Eppure il successo arriva proprio nel giorno di maggior sofferenza della Roma alla quale manca l'apporto di alcuni elementi cardine. Male Pizarro (doveva essere l'uomo in grado di tener pallone e rallentare l'azione una volta in vantaggio...), ancora in affanno De Rossi (che forse meriterebbe un turno di riposo) e tanta fatica anche per Perrotta (un altro di quelli che non ha riposato quasi mai finora) che Spalletti toglie per disperazione dopo l'ennesima corsa a vuoto. La svolta la decreta proprio la scelta del toscano che dopo 60 minuti gioca la carta Aquilani. Il giovane centrocampista giallorosso entra e cambia la gara. Con lui in campo la Roma ha più spinta e soprattutto più piedi. Spettacolare l'invenzione con la quale Aquilani lancia Mancini che metterà poi sulla testa di Totti la palla del definitivo 2-1. Conferme in difesa: benissimo Mexes, bene anche Chivu e Panucci dai piedi del quale parte l'azione del gol del vantaggio giallorosso. Spalletti ora ha qualche certezza in più, così come Berlusconi. L'ex premier prima della gara aveva sentito Sheva e l'ucraino gli aveva confessato nostalgia di Milano. Gli piacerebbe tornare e forse ai milanisti, dopo la serata di Oliveira, la cosa farebbe altrettanto piacere. Brocchi? Tanto di cappello alla sua grinta e al gol, ma quelli come Sheva sono di un'altra categoria.. e di reti ne fanno venti a stagione.

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