Grandangolo
Lo precisano i numeri in modo inequivocabile: gli 888mila spettatori presenti dentro lo stadio Olimpico nella stagione 1999/2000 sono diventati 522mila nel 2005/2006, senza dimenticare gli appena dodicimila abbonati rimasti nella gestione-Lotito. Ecco perché bisogna correre ai ripari, nel tentativo forse tardivo di ripristinare un'utenza quantitativamente meno deprimente, se non proprio la "bella epoque" di cragnottiana memoria. E allora si spera che oggi decolli nel migliore dei modi l'iniziativa di triplicare a prezzi stracciati il numero dei fedelissimi ora ridotto ai minimi termini. Ma nessuno si illude di riavere subito, come d'incanto, i 45mila spettatori di Lazio-Udinese del 26 febbraio 2000, e neanche i 35mila che presenziarono all'appuntamento contro i friulani il 24 marzo 2002. Ci vorrà molto tempo. Ci vorrà pure un po' di fortuna e una politica di riavvicinamento densa di premure e di operazioni-simpatia, fin qui inesistenti nei comportamenti presidenziali. Certo, Claudio Lotito ha accumulato meriti su altri versanti, ovviamente aggiunti alla salvezza del club trovato in condizioni pre-fallimentari. Tuttavia non è più tempo di inorgoglire sulla buona amministrazione imposta laddove esistevano sperperi, visto che nel frattempo s'è verificata la sparizione quasi totale della lazialità, con una emorragia senza precedenti e irrintracciabile in qualsiasi habitat calcistico. Ci toccheranno in sorte spalti ancora semivuoti? Caute previsioni segnalano la possibilità di raggiungere quota ventimila mentre due squadre egualmente in crisi da oltre un mese tenteranno il "mors tua vita mea", in una sfida fitta di somiglianze impressionanti. Fateci caso: Delio Rossi ha racimolato 3 punti dal 15 ottobre e Giovanni Galeone ne ha raccolti solo due dal 22 dello stesso mese. Né la situazione diverge granché sotto il profilo disciplinare, partendo dallo stesso numero di cartellini gialli ricevuti (29): assenti da una parte Mudingavy e Cribari, sul fronte opposto non passano sotto silenzio le squalifiche di Natali, Muntari e Di Natale, riferimenti importanti sottratti agli oppositori quasi per semplificare i problemi biancocelesti, ammesso che subentri finalmente il furore giusto per rialzare la testa senza cercare alibi. Qua bisogna passare ai fatti dopo dichiarazioni opportune e inopportune, confessioni varie nel chiuso degli spogliatoi, prese di coscienza firmate dai giocatori più rappresentativi. Proveniamo difatti dai malumori di Rocchi e Oddo e da una settimana culminata nella manifestazione di solidarietà anche trasversale verso i quattro ultrà ancora in carcere. E questa è la vita, alle nostre latitudini. E non passa giorno senza che i laziali si neghino uno spavento, una cattiva notizia, un attentato alle coronarie, un esame-Covisoc (il prossimo è previsto per domani!) aspettando almeno il balsamo di vittoria auspicata invano da oltre 40 giorni. Così Delio Rossi deve combattere tanto la frenesia quanto le inquietudini del gruppo, prima di dedicarsi alle giuste contromosse per anestetizzare i centrocampisti orientati dall'ex Pinzi. Giusto non fidarsi dei dipendenti di Pozzo, camaleontici al punto di presentare la migliore difesa del campionato insieme alla Roma proprio nel periodo di peggiore rendimento dell'annata, con due sconfitte e zero gol segnati negli ultimi impegni. Poi, sparpagliati i valori pressoché equivalenti, molto dipenderà dallo stato di salute psicologico con cui i laziali affronteranno il pericolo, riportando Ledesma davanti alla difesa, salvo riproporre il trequartista Quadri dietro l'accoppiata Rocchi-Pandev. Non v'è dubbio che debbano essere riprodotti in casa gli incanti del passato, sintetizzati dai 9 gol realizzati l'anno scorso nei quattro turni d'avvio. Delio Rossi, causa un attacco efficace giusto due volte, è in netto ritardo sulla tabella di marcia e non può sfuggirgli la constatazione di esibire all'incirca la carestia del Chievo. Per questo siamo convinti che prima d