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di FABRIZIO FABBRI C'È da chiedersi, in attesa che al più presto per carità di patria ...

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Quello, per capirci, conosciuto fino allo scorso giugno, capace di coniugare la forza fisica al talento. Beh di quel giocatore si sono perse le tracce anche nella sconfitta di Tel Aviv, 78-65, di quel che resta del fenomenale giocatore trattenuto nella Capitale a suon di soldoni ha recitato un copione irritante (2/14 al tiro, 5 perse e totale libertà lasciata in marcatura a Bynum). Intendiamoci, fa bene Repesa a insistere su di lui. Ma ora cominciano a essere troppe le opportunità mancate. Così, nella serata del ritorno del marchio Banca di Roma sulla canottiera, la squadra capitolina ha piegato la testa per la terza volta consecutiva tra Eurolega e campionato, dando però dei timidi segnali di risveglio. Perché qualcuno sul parquet ha dato il massimo che l'attualità concede, leggasi il commovente capitan Tonolli, i solidi Ilievski e Bodiroga ed il concreto Askrabic. Abbandonati però nella loro recita dagli altri. È vero, Mavrokefalidis si è sbattuto, ma la sue prove a livello di continuità ricordano le montagne russe, mentre ci si interroga su cosa frulli nella tesa di Giachetti, inconcludente, spaesato e confusionario. Per gli altri ben poco. Una spolverata di Marmarinos, che qualcuno dovrà pur giustificare per la sua inutile permanenza a Roma, ed un'altra di Righetti, punito con poca presenza ben oltre i propri demeriti. 40' filati di panca per Garri, a confermare che forse Pesic ci aveva visto giusto (a proposito perché è stato prolungato di altri tre anni il contratto? ndr) ed altrettanti per Cinciarini. Lui che come Malaventura e Flammini, i due eroi del successo di ieri di Napoli, proviene dal fallimento della Scavolini Pesaro, ma dei tre ovviamente sembra essere quello meno dotato. C'è da mordersi le mani perché questo Maccabi, lontanissimo affine di quello dominante targato Gershon, ha dato l'impressione di poter essere battibile. Ma per frenare Bynum e Vujcic ci sarebbe voluta un'altra squadra. Con panchina più profonda e con una guardia americana capace di fare la differenza. Insomma oggi Roma è un cubo di Rubick dove i colori sono ancora sparsi e per trovare il lato uniforme Repesa dovrà lavorare parecchio. E domenica si va a a Napoli e poi ad Atene contro il Panathinaikos. Il tempo di magra difficilmente sembra poter volgere al termine.

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