L'osservatorio
In programma una sola «classica», definizione riservata ai confronti tra due squadre almeno una volta gratificate dallo scudetto: è il posticipo dell'Olimpico, di fronte Roma e Fiorentina, che nella scorsa stagione avevano dato vita a un duello appassionante. Lo avevano risolto a loro favore i viola, poi costretti a rinunciare al sogno della Champions per la pesante penalizzazione e proprio a beneficio dei romani. Senza i processi sportivi, le due squadre sarebbero attualmente divise da due soli punti, dunque non deve trarre in inganno una classifica che parla di una Fiorentina a quota zero. E neanche dovrà illudere i giallorossi la sconfitta interna sofferta dai toscani di fronte al Palermo, risultato determinato da gravi distrazioni difensive ma anche da tanta sfortuna per i ragazzi di Prandelli. Non avrà, la Fiorentina, il suo terminale offensivo, per l'infortunio che ha fermato Luca Toni, non avrà neanche Santana che del resto non ha giocato molto, però le sue seconde linee sono di tutto rispetto, sia che Mutu vada a fare la punta centrale sorretto da Montolivo, sia che accanto al romeno giochi un altro giovane di valore come Pazzini, o magari Reginaldo. Ma la Roma di stasera promette addirittura di presentarsi al gran completo, evento inusuale, di fronte a un pubblico che ci si augura più caldo, nelle proporzioni, rispetto ai desolanti «forni» delle ultime partite. Sembra recuperato anche Chivu, dovrebbe tornare Mancini, con tutte le perplessità legate all'impiego, in una serata gelida, di un giocatore reduce da guai muscolari. Ma la Roma è chiamata, di fronte a un impegmo di spessore notevole, a ritrovare non soltanto i suoi interpreti migliori, ma anche quella concentrazione e quella tensione il cui calo aveva prodotto i risultati modesti delle più recenti esibizioni interne. Non ci si dovrebbe annoiare, comunque: stavolta sono in due, le formazioni in grado di garantire spettacolo. Lo avevano dimostrato nella passata stagione, sia a Roma sia a Firenze, con i giallorossi meritevoli in entrambe le occasioni di un premio che andasse oltre i pareggi maturati sul campo. Particolarmente significativo che, nello scontro dell'Olimpico, la Roma fosse andata in vantaggio con un gol di Damiano Tommasi, da poco tornato all'agonismo su assist di Antonio Cassano. Sembrano storie di un secolo fa, storie finite male, quella dell'anima candida romanista per esclusiva responsabilità di una dirigenza ingrata e miope, l'altra aperta e chiusa da un ragazzino ingovernabile. Che, adesso, dice si dice disposto a tornare qui a piedi: Spalletti ha fatto capire che nessuno gli pagherebbe comunque un misero biglietto del tram.