Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — La festa.

default_image

  • a
  • a
  • a

La Juve è già arrivata a tre sole lunghezze dal Genoa capolista: otto vittorie consecutive non si discutono, anche se non tutte sono arrivate in maniera netta. Per dirla con il presidente Cobolli Gigli, il peggio è alle spalle e a questo punto il pericolo è solo la deconcentrazione o il ritenersi troppo più bravi agli avversari: che poi il tasso tecnico dei bianconeri sia clamorosamente superiore a quello di qualunque altra squadra di serie B è del tutto incontestabile. Ieri la partita non è durata nemmeno mezzora: Viviano, baby-portiere lombardo, ha voluto partecipare anche lui ai festeggiamenti per i 109 anni di storia juventina e, su una punizione non irresistibile di Del Piero, ha alzato subito bandiera bianca. Non erano passati che una manciata di minuti e già a quel punto era difficile immaginare una rimonta ospite: quando poi Del Piero ha concesso il bis con una conclusione dalla sinistra - che in realtà avrebbe voluto essere un cross: probabile una deviazione con la mano, involontaria, di Colombo - il sipario era già chiaramente calato sul match. La restante ora abbondante di gioco serviva per ammirare alcuni duetti tra Del Piero e Nedved, la personalità del giovane Marchisio che in mezzo al campo faceva coppia con Paro (Zanetti era squalificato, Giannichedda infortunato), i progressi di Boumsong e la solita svagatezza di Kovac: per questa serie B però anche il croato (poi infortunatosi) può bastare, almeno per ora. Semmai i problemi arriveranno quando Secco e Blanc dovranno pensare alla squadra dell'anno prossimo. Tra un inno d'Italia e un insulto al Toro, la ripresa scivolava poi via nel tentativo di far segnare Trezeguet. In realtà vicino al gol ci andava Birindelli con una sberla su punizione, poi Buffon si esibiva in un tuffo spettacolare che aveva quantomeno il merito di spaventare Possanzini. Tutto qui, ma nessuno pretendeva altro in una giornata in cui la festa c'era già stata a partire dalle 16,15: ricorrendo il 109° anniversario dalla nascita della società e quasi a voler ripartire dal suo passato scacciando una volta per tutte l'incubo di calciopoli, la Signora aveva chiamato a raccolta alcuni dei suoi grandi campioni di un passato più o meno recente. Così, dal tunnel dello stadio Comunale diventato nel frattempo Olimpico sono sbucati, uno dietro l'altro e in ordine alfabetico: Anastasi, Bettega, Bonini, Brio, Cabrini, Castano, Carrera, Causio, Deschamps, Ferrara, il fratello di Fortunato, Furino, Garzena, Gentile, Leoncini, Lippi, Morini, Platini (di gran lunga il più osannato), Ravanelli, Salvadore, il figlio di Scirea, Sentimenti IV, Tacconi e Torricelli. Poi l'emozione di scorgere anche il sorriso di Pessotto. A chiudere il tutto, Del Piero e Boniperti, ovvero l'attuale bandiera di squadra e società con il presidente onorario sopravvissuto anche all'era Moggi & Giraudo. Boniperti ha consegnato a Del Piero una speciale fascia di capitano, tesa a celebrare i 200 gol segnati con la maglia bianconera, poi si è piazzato al centro di un attacco speciale e ha aspettato che gli venisse recapitata la palla nell'azione «più lunga di tutta la storia bianconera», con un tocchetto a testa da parte di tutti i campioni: triangolo Platini, Boniperti, Platini e gol di Le Roi sotto la curva Scirea per un'ovazione infinita che ha fatto tremare gli spalti e fatto venire la pelle d'oca a chi c'era.

Dai blog