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Sette gol e tante emozioni ma la vittoria è nerazzurra

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Mancini consolida il primato e vola a +14 sul Milan

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L'arbitrato non ha fruttato niente al Milan, Berlusconi assicura che non ci saranno ricorsi al Tar. Le fortune vanno quindi cercate sul campo, e quale occasione migliore del derby, per rilanciarsi? Inzaghi unica punta con Kakà e Seedorf a supporto; Mancini rinuncia a Figo e ripropone Ibra-Crespo in attacco con lo scintillante Stankovic di questo periodo a dirigere le operazioni. Al 17' il primo gol è nerazzurro: punizione dalla tre quarti destra, Stankovic mette un pallone teso e tagliato che Crespo, coperto da quattro avversari che saltano sulla traiettoria della sfera senza raggiungerla, intercetta col radar e angola in maniera imparabile per Dida. Il raddoppio arriva subito: al 22' Maicon in sganciamento offensivo riceve una sponda da Crespo e tocca in mezzo a Stankovic, che da 20 metri controlla di sinistro e tira di destro un bolide nel sette: Dida nemmeno ci prova. Il Milan è annichilito. Ovvio che Ancelotti, prima di farsi venire tutti i capelli bianchi, cambi nell'intervallo tutto quello che può. Cioè tre uomini: Gilardino sostituisce Inzaghi, Maldini rileva Jankulovski e Oliveira subentra ad Ambrosini. Lo schema ad albero di Natale si trasforma in un più classico 4-4-2. Ma al 2' della ripresa è l'Inter che, in contropiede, timbra il 3-0. L'incontenibile Stankovic affonda centralmente per metà campo e serve poi Jankulovski. Il contrasto di Kaladze è goffo, la palla resta allo svedese che tira e piega le mani a Dida. A quel punto viene fuori l'orgoglio del Milan: Seedorf si conquista un corner, sui cui sviluppi tira e trova una deviazione di tacco di Cordoba che spiazza il portiere interista. È il 5', e c'è tutto il tempo per mettere in campo la rabbia mancata fino a quel punto. Al 9' Julio Cesar fa un mezzo miracolo su Oliveira, al 12' Gilardino inzucca bene su cross di Maldini e segna, ma è in fuorigioco. L'onda d'urto milanista scema. E l'Inter, velenosa, punge al 23': punizione dalla destra, batte Figo (entrato per Dacourt con Stankovic arretrato in mediana), Ibra affossa in qualche modo Nesta, e alle sue spalle sbuca Materazzi a incornare il 4-1. Non è un gol, è una pietra tombale. Materazzi nell'esultanza mostra il sottomaglia, è già ammonito, Farina è inflessibile e lo spedisce negli spogliatoi. E allora in 11 contro 10 si può ancora provare: al 30' Cafu crossa da destra, Gilardino di testa gira benissimo su Cordoba, Julio Cesar è battuto, il gol stavolta è valido. Partita riaperta? Forse sì, se al 37' il portiere interista non facesse un miracolo a mano aperta su Seedorf; o se lo stesso olandese al 40' non spedisse di testa fuori da posizione favorevole. Eppure al 90', con 5' di recupero ancora da giocare, l'ennesimo cross di Cafu trova una respinta di Julio Cesar sui piedi di Kakà appostato al limite dell'area: il pallonetto al volo del brasiliano è precisissimo, e vale il 4-3. Anche Dida in area interista nell'infuocato finale, ma il 4-3 resta: come Italia-Germania; come le partite più entusiasmanti.

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