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Delio Rossi a quota 7 raggiunge Ancelotti Prandelli si attesta a 0 punti

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Calciopoli abbassa la saracinesca (all'appello mancano solo Reggina e Arezzo), l'attesa partita dell'arbitrato si è chiusa dopo una lunga, estenuante camera di consiglio. Con il caso viola a infiammare la discussione. Polemiche infinite, il rischio (concreto) che il tavolo saltasse con inevitabile slittamento della sentenza. Poi la svolta e la sentenza: otto punti restituiti a Lazio e Juve, 4 alla Fiorentina, zero al Milan. I biancocelesti passano da -11 a -3, un trionfo tradotto in soldoni: confermata la sperequazione con il caso-Reggina e l'ottimo lavoro svolto dal pool legale. Una vittoria per la società romana, che aveva chiesto l'azzeramento della penalizzazione e ha accarezzato l'obiettivo rilanciato a gran voce da Lotito, che ora si aspetta uno sconto praticamente totale della sua squalifica (sul modello-Carraro). «Non ho violato alcuna norma, mi sono solo lamentato degli arbitraggi contrariLa mia buona fede sta nel fatto che, durante il caos di Calciopoli, ho allestito una squadra competitiva spendendo oltre 20 milioni». Gli avvocati laziali (da Gentile a Longo, passando per Viglione, Siniscalchi, Bassan, senza dimenticare Felice Pulici) hanno puntato sull'eccessività afflittività del verdetto della Corte Federale comminato a fronte di quattro articoli 1. «Abbiamo già pagato con l'esclusione dall'Europa», il ritornello della società, che ora vede schiudere all'orizzonte nuovi scenari perché ora la classifica dice 7 punti, con tanti saluti alla zona calda e alle paure di inizio stagione. Confermata l'ammenda di 100 mila euro, convertite le due giornate di squalifiche al campo (sospese) in due incassi da devolvere alla Figc per promuovere «attività giovanili e dilettantistiche». Stesso discorso per la Juve, che però partiva da -17 e sperava almeno in 10 lunghezze di condono. I bianconeri si fermano a -9, la squadra di Descamps vola a quota 10 punti e fa partire l'inseguimento alla vetta che avrebbe già in cassaforte senza handicap. Solo l'incasso del 16 settembre sarà devoluto alla Figc, confermata l'ammenda anche per i bianconeri. Le note dolenti arrivano da Milan e Fiorentina. I rossoneri, pagano probabilmente la richiesta dell'intera revisione del procedimento: nessun punto restituito, i rossoneri restano a quota 7, non ottengono lo scudetto invocato ai danni dell'Inter (che stasera affronterà il derby con un incoraggiante +11) e devono devolvere l'incasso di una partita casalinga alla Figc. Acque agitate in casa-Fiorentina. È stata derubricata la posizione di Della Valle ma non è stata concessa la riduzione richiesta, perché evidentemente l'illecito regge ancora: solo 4 punti a fronte di un'attesa che invece indicava circa 10 lunghezze. In più tre incassi da riversare nelle casse della Federazione con conferma dell'ammenda. La posizione dei viola è stata la più difficile da dirimere: attimi di tensione alla ricerca del punto d'incontro con verdetto slittato di un'ora proprio per raggiungere il compromesso decisivo. I viola avevano minacciato il ricorso al Tar e l'ipotesi, a questo punto, potrebbe prendere forma nelle prossime ore a fronte della sentenza che li proietta a quota 0 (annullata già la zavorra dei -15). Sconti, quindi. Anche se non a tutti. E classifiche finalmente modellate su una sentenza definitiva. Si chiude così (in attesa delle sentenze su Reggina e Arezzo) la lunga querelle partita a maggio. Scritta a tinte forte, segnata dalle intercettazioni che hanno messo a nudo un sistema «inquinato». Una querelle interpretata da grandi calibri prestati al calcio per far quadrare i conti, o meglio, riequilibrarli: da Borrelli, l'ex pm di Mani pulite, a Guido Rossi, passato poi in corso d'opera alla guida di Telecom. Dieci giorni di fuoco a luglio, dall'apocalittica notte del 14 con retrocessioni comminate senza pietà, a quella più tenue e rincuorante del 25, con la Corte Federale capace di rovesciare alcune convinzioni sedimentate nei ragionamenti della Caf. In mezzo il passaggio, senza sosta,

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