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Oddo e lo sconto impediranno la crisi laziale

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Da allora è stato buio pesto o quasi: un punto e un gol (inutile ai fini del risultato) prodotti in tre gare, una velocità da retrocessione. E ancora: quattro lunghezze in meno rispetto alla scorsa stagione, cinque reti subite negli ultimi 180 minuti dopo aver mantenuta salva la porta per 448', un senso di smarrimento galoppante subentrato d'improvviso all'euforia esagerata del mese scorso. Che a Delio Rossi le ottobrate risultassero indigeste lo sapevamo (20 sconfitte su 47 sfide), ma che sparissero dai suoi schemi il gioco e le verticalizzazioni di un anno fa era inimmaginabile. Serve una spinta, il soccorso di una giustizia postuma che ai detrattori può sembrare provvidenza immeritata per schiodare quel meno 1 e ritrovare pure un po' di fiducia nei propri mezzi. Ecco perché l'imminente Arbitrato del Coni sul quale sono fioccate le previsioni più disparate, diventa comunque prezioso propellente verso l'alto per ricominciare dalla Reggina con l'indispensabile furore agonistico mentre prendono a circolare le solite strumentalizzazioni determinate da una tifoseria spaccata. La verità è meno sciagurata, fermo restando che siamo tuttora in attesa di presunti campioni come Pandev e si paga dazio causa la mediocrità di Stendardo, Siviglia, Manfredini, Baronio, Mutarelli, Ledesma e Belleri, improbabile sostituto del fondamentale Oddo, capitano inimitabile nel saltare l'uomo e dare profondità alla manovra. Insomma i punti aggiunti in classifica dall'arbitrato consentiranno di rivalutare la situazione con minore pessimismo e di attribuire equa importanza all'incidenza dei convalescenti Makinwa e Berhami riassimilabili a novembre. Poi, va detto che in una stagione piuttosto mediocre e spesso falsata un po' ovunque dagli errori delle terne arbitrali, i dipendenti di Lotito stanno procedendo con i nervi scoperti (21 ammonizioni e tre espulsioni) nonostante si fossero distinti l'anno scorso per il minor numero di cartellini rossi e gialli. Bella prerogativa irriproducibile l'altra sera nell'imboscata di Marassi, dove bisognava immediatamente riscattare la figuraccia fatta a Lecce davanti al Catania. Discreto l'approccio, quasi illusori i venti minuti iniziali prima di assistere allo sbrindellamento di una squadra nemmeno irreprensibile sotto il profilo atletico e dunque battuta sulla corsa dall'assatanata Sampdoria, priva di Flachi, Zenoni e Delvecchio. Tutti da bocciare gli atleti di Formello, che hanno chiuso in nove uomini pure se l'espulsione di Stendardo c'è parsa eccessiva e perfettamente accordata al mercoledì nero degli arbitri Trefoloni, Rocchi, Pieri, Rizzoli e Ayroldi. È questa la promessa rifondazione del calcio? Con i direttori di gara allo sbando e troppi guardalinee incapaci, diventano rare le partite caratterizzate da decisioni accettabili. Invece è meritata l'espulsione di Pandev, fantasma dell'opera ormai incapace di possedere un peso specifico e condannato a riflettere su questa sul tempo buttato via. Lui, Stendardo, Behrami e Makinwa non ci saranno nel delicatissimo testa a testa contro la sorprendente Reggina, dove in ogni caso il rientrante Oddo dovrà trascinare i compagni alla ricerca dell'inversione di tendenza. Perché la Lazio non può essere brutta e da buttare via così come raccontano le cassandre prontamente balzate al proscenio. E oggi dovrebbe arrivare la prima scossa benefica grazie a uno sconto di proporzioni non irrilevanti. Che farà bene al cuore, che verrà gradito anche da Alessandro Nesta, probabile figliol prodigo di un futuro non lontano.

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