L'osservatorio
Sempre che ci si possa fidare, nel calcio italiano, di regole o di scale di valore, all'apparenza un turno interlocutorio, destinato a mantenere inalterata la fisionomia di una classifica già di per sé abbastanza vaga. E non si tratta, purtroppo, di livellamento in alto, dopo una stagione che aveva visto la Juventus imporre ritmi stratosferici, però almeno è più vivo l'interesse: ed è un dato positivo che squadre destinate negli ultimi anni al ruolo di dignitose comprimarie possano guardare in alto senza rischiare l'etichetta di utopiche pretendenti al trono. Impegni tutto sommato normali per l'Inter, che avrà a San Siro il Cagliari dalla classifica inadeguata, e per il Palermo, unico ostacolo l'effetto-derby nella visita del Messina. Non sembra destinata a tremare neanche la Roma, in questo momento terza forza, visto che l'Ascoli offre per ora modesto rendimento dopo le imprese dello scorso anno: firmate, però, da interpreti finiti altrove, come Foggia, come Fini, ma soprattutto come Giampaolo, tecnico emergente. Reduce da un paio di disavventure non preventivabili, la Roma ha ancora il conforto dell'Olimpico per salutare il ritorno alla vittoria: con qualche recupero importante (Mexes), con la ricerca di conferme da parte di un Vucinic appena intravisto. Si è un po' esposto in chiave ottimistica Francesco Totti, parlando di scudetto, ma Spalletti stavolta ha preso le distanze dal capitano, attirandosi i fulmini di quella deleteria frangia del tifo in aperta conflittualità col proprio cervello, la normalità è il passaggio immediato dalla celebrazione al linciaggio. Ma il tecnico ha spalle larghe, nonostante il nome, e sopporterà anche questa: sapendo che le persone intelligenti ricorderanno quale sia stato il suo contributo al ritorno del capitano a livelli almeno accettabili, una dimostrazione di affetto e di stima che va oltre le vuote parole. E anche il messaggio alla società, sul rispetto dei ruoli, è forte e chiaro: Luciano si è accollato tutte le incombenze che la struttura non aveva saputo fronteggiare, è stato allenatore, ma anche manager, gestore, comunicatore. Di tutto questo la Roma deve essergli profondamente grata e così il tifo: che però questa sera all'Olimpico, si può esserne certi, garantirà affetto e calore a Totti e Spalletti: protagonisti l'uno da sempre, l'altro da poco tempo ma con identico spessore.