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Solo in campo può ritrovare i suoi numeri

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Aveva suscitato belle speranze la pausa per le qualificazioni europee, vista come occasione unica per riconsegnare a Spalletti il suo organico quasi, se non del tutto, al completo. Sappiamo come è andata, sappiamo come l'emergenza abbia lasciato un pesante segno negativo sull'impegno di Reggio Calabria, prendiamo atto che la vigilia del viaggio ad Atene non si presenta sotto felicissimi auspici sul piano della disponibilità di tutti gli uomini migliori. Ma in questo momento, l'interrogativo principale riguarda proprio il giocatore che non è mai mancato all'appello e che Spalletti ha potuto, e voluto, utilizzare con continuità nell'intento di riproporlo ai livelli dei giorni migliori. Francesco Totti sta vivendo la parentesi più difficile della sua carriera, un fuoriclasse che si adegua a un ruolo da comprimario: per essere di aiuto, in qualsiasi modo, alla squadra, ma anche a se stesso, visto che soltanto l'abitudine all'agonismo gli può restituire i numeri tecnici che erano una costante e che ora si ripropongono a sprazzi. Il capitano ha accettato un pesante sacrificio per giocare un Mondiale che probabilmente sarebbe stato, per lui, l'ultimo. Ha messo nella sua bacheca personale un trofeo di prestigio assoluto, che gli mancava, ha regalato a Lippi e alla Nazionale una disponibilità totale: intuendo, più che averne la certezza, di dover pagare un prezzo non indifferente. Adesso Francesco ha diritto a un sostegno non limitato alla fiducia che Spalletti è comunque disposto ad accordargli senza riserve. Penso che, in piena sintonia tra Totti, il tecnico e lo staff medico, si debba decidere se andare avanti con le limitate risorse che la condizione atletica concede al giocatore, oppure, con coraggio, anticipare quell'intervento per la rimozione della placca metallica programmato per la fine della stagione per sfruttare poi l'estate come pausa per la riabilitazione. Quella placca, è noto anche ai profani, toglie a Francesco gran parte della sensibilità della gamba sinistra, con disagio nei movimenti ma anche nel controllo rapido del pallone e nella velocità di esecuzione. Se venisse anticipata la rimozione, Totti dovrebbe stare fermo un paio di mesi, però verrebbe in soccorso la più lunga sosta invernale che il campionato italiano abbia avuto in programma, una ventina di giorni che andrebbero ad alleggerire i tempi del nuovo stop. Logico che una decisione del genere non possa essere presa a cuor leggero, giusto considerare tutte le ragioni a favore e quelle contro un'iniziativa del genere. Però, anche se si stabilisse che per ora Totti può avviarsi a una forma apprezzabile soltanto continuando a giocare, bisogna decidere in fretta. Per liberare il capitano dal quel disagio che gli fa male e che gli fa pagare, agli occhi della critica se non dei tifosi, colpe non sue.

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