Pallone d'oro, Henry in pole
In arrivo le nominations per il premio. In lizza solo quattro azzurri
A Parigi in questi giorni circolano due nomi come grandi favoriti, Henry ed Eto'o, con Buffon e Cannavaro a guardare perplessi e divertiti dall'alto del podio vero, quello di Berlino. Henry è stato quest'anno un magnifico perdente, due finali e zero punti; Eto'o ha brillato e vinto in Champions ma i mondiali li ha visti in tv. Se il Pallone d'oro che l'anno scorso andò a Ronaldinho lo assegna una giuria di giornalisti sportivi europei, le 50 nomination sono espressione della redazione di France Football, il più prestigioso periodico di calcio del mondo, che del «Ballon d'or» ha il copyright. I 50 nomi usciranno nel numero di martedì e per ora sono top secret, ma le voci circolano e, in qualche modo, sono clamorose. Perché gli sconfitti, cioè i Bleus, sono parecchio più numerosi degli eroi azzurri di Germania; perchè ci sarebbero anche un paio di francesi che al mondiale non hanno messo piede in campo; perché gli azzurri sono una pattuglia sparuta, decimata, come se ai mondiali fossero usciti ai quarti; e infine perché c'è Zidane ma non ci sarebbe Materazzi, il capocannoniere azzurro ai mondiali. Stando alle indiscrezioni, la nomination «di consolazione» sarebbe andata non soltanto a quelli che la finale l'hanno persa in campo, ma anche a qualcuno che l'ha persa perché non è stato nemmeno convocato oppure non ha mai giocato. Uno di questi sarebbe Giuly, l'altro è il portiere più bravo di Francia, Coupet. Nella striminzita lista italiana, se si eccettuano i nomi della quaterna «obbligata», cioè Buffon-Cannavaro- Zambrotta-Pirlo, resta poco altro. Soltanto una la sorpresa, forse Grosso Sarebbe fuori da questa cinquantina di campioni anche Del Piero, per non parlare di Totti, che di estimatori sotto la Tour Eiffel ne ha sempre avuti pochi. Soltanto una volta, in mezzo secolo di «Ballon d'or», il trofeo è andato nell'anno del mondiale a un giocatore che aveva perso la finale. Era il 1974, ma non si trattava di un giocatore «normale» e il premio non poteva non andare a lui: era Johann Cruyff.