Azzurri a Mosca per centrare la qualificazione ai mondiali di rugby
Andrea Masi è un combattente e c'è riuscito sabato scorso, proprio in occasione del suo ritorno in maglia azzurra dopo un lungo infortunio. D'accordo, l'avversario non era irresistibile, ma motivi per essere contento Masi ne aveva eccome. «La partita non è stata di grande livello agonistico, ma per me era importante riprendere confidenza con il gruppo azzurro». Un infortunio lungo un anno, come va adesso? «Sto recuperando la condizione fisica ottimale gradualmente, il mio fisico ha bisogno di più tempo di altri ma sono felice, a parte un po' di infiammazione sto benissimo e non mi sembra vero». Cosa era successo esattamente? «Avevo una infiammazione al tendine sub-rotuleo piuttosto grave e, all'inizio, si è scelto di curarla semplicemente con la fisioterapia. Alla fine di ogni ciclo ricominciavo a correre con la convinzione che fosse finita, ed invece tornava il dolore.Poi abbiamo deciso per l'intervento». Sabato scorso, valore dell'avversario a parte, è sembrato tra i più vitali, tra i più affamati di rugby. «La squadra intera aveva una gran voglia e lo ha dimostrato. Per quanto mi riguarda avevo intenzione di spaccare tutto e, quando mi è capitata l'occasione non mi sono tirato indietro». Come è andato il rientro nel gruppo dopo l'assenza per infortunio? «Benissimo. Ho ritrovato un gruppo migliorato sotto tutti gli aspetti. C'è grande armonia tra noi pur essendo aumentata la professionalità dei giocatori italiani». Lei gioca centro, ha esordito in azzurro da estremo e ha cominciato all'ala la stagione nel suo nuovo club, il Biarritz campione di Francia e, anche contro la Russia, toccherà a lei spostarsi all'ala con Canale e Bergamasco centri. Quale ruolo preferisce? «Io ho dato la mia disponibilità a giocare in qualsiasi ruolo. Certo, per caratteristiche fisiche e tecniche sento di poter esprimere il massimo delle mie possibilità da centro, da estremo non gioco da parecchio e all'ala gioco nel Biarritz solo per necessità dovuta a infortuni di altri giocatori, ma in nazionale giocherei ovunque». Del resto Cariat, allenatore dei tre-quarti azzurri, ha detto che bisogna saper giocare in tutti i ruoli della linea arretrata. Quanto incide il suo lavoro sui miglioramenti del gioco offensivo dell'Italia? «Il suo lavoro è molto importante. Sto imparando molto da lui e da Berbizier, sono molto meticolosi nell'applicazione al lavoro ma ci richiedono cose semplici che riproponiamo in campo senza fatica». Torniamo alla sua nuova squadra. Non capita a tutti di essere ingaggiati dalla squadra campione di Francia. Dopo L'Aquila, Viadana ora Biarritz, come si trova? «Non potrei trovarmi meglio. Sia la città che la squadra rappresentano un ambiente ideale. Il team ha sei nazionali francesi, due samoani, un figiano e in un ambiente così competitivo puoi solo migliorare». Qual è la molla che spinge maggiormente sulla volontà dei migliori giocatori italiani ad andare a giocare all'estero? «Personalmente non sono andato per i soldi, del resto i compensi non sono così diversi. La cosa che più spinge ad andare fuori è il maggior livello tecnico ed il prestigio dei campionati esteri, dove un giocatore trova tutto per esprimersi al meglio». Cosa si aspetta da questa stagione, cruciale per il rugby azzurro? «Per me vorrei, una volta rientrato nel gruppo, stare bene fisicamente per dare il mio contributo. Per la squadra sarà molto importante vincere in Russia e confermarsi nel Sei Nazioni dopo le belle prove della stagione scorsa, e la cosa non sarà facile. Ovviamente, l'obiettivo di tutti noi sono i quarti di finale nella World Cup 2007 a settembre, ma abbiamo ancora tanta strada di fronte a noi». Come immagina il suo futuro? «Rimanendo la situazione nel modo attuale, vorrei essere confermato a Biarritz, mentre nel futuro più remoto mi piacerebbe molto tornare a giocare in patria, magari nell'ambito di quel progetto delle selezioni sul modello irlandese di