Ciclismo, in Piemonte vince Bennati
Basso assolto: gli hanno impedito di vincere il Tour
Coinvolto con scarse prove nell'indagine spagnola denominata Operación Puerto, che lo metteva in relazione col ginecologo di professione (e dopatore per hobby e per lucro) Eufemiano Fuentes, il vincitore dell'ultimo Giro d'Italia era stato sospeso dalla sua squadra, la danese Csc, nell'immediata vigilia del Tour de France (che Ivan avrebbe corso da favorito numero uno). Da quel malinconico inizio di luglio a oggi, 105 giorni di sospensione attraversati dal sospetto (ineliminabile) che Basso abbia comunque avuto a che fare con Fuentes (o che perlomeno ci abbia avuto a che fare Cecchini, ex preparatore del varesino), ma anche dalla certezza che tutti i diritti civili del corridore (e dei suoi colleghi, da Ullrich a Mancebo a tanti altri) siano stati calpestati, in nome di un giustizialismo che colpisce solo e soltanto il ciclismo: perché non si può dimenticare che 200 atleti e forse più erano coinvolti nell'inchiesta, e di questi solo una cinquantina di ciclisti, che però sono stati gli unici buttati in pasto a media e appassionati, mentre su calciatori, tennisti, pugili, atleti, piloti di Formula 1 nulla è trapelato. Negli ultimi giorni, decisivo l'intervento del procuratore spagnolo, che ha ammonito gli organi della giustizia sportiva: i ciclisti coinvolti non sono imputabili nel processo, quindi ci vuole cautela. E la Procura Antidoping del Coni ieri ha archiviato il caso di Basso, pur riservandosi di riaprirlo se emergeranno nuovi elementi. Così Ivan, che nel frattempo si è sempre allenato, potrebbe in teoria correre domani il Giro di Lombardia (ieri Bennati ha vinto quello del Piemonte su Rast e Bates). Rientrare all'ultima gara dell'anno: saprebbe di beffa, ma anche di nuovo inizio.