LA CASSAZIONE avverte che non farà sconti di pena a chi, giocando a calcetto con gli amici in incontri ...
In particolare la Suprema Corte - con la sentenza 33577 della IV Sezione Penale - ha confermato la condanna per lesioni colpose gravi e la multa di 200 euro per il reato di lesioni colpose gravi nei confronti di un ragazzo di Trapani, Giovanni G., che aveva rotto entrambi i legamenti rotulei delle ginocchia di un amico durante un incontro di calcetto improvvisato sulla spiaggia. Giovanni, con una «entrata in scivolata» di «estrema irruenza e violenza» aveva mandato a terra Giuseppe V. provocandogli la rottura bilaterale dei tendini di tutte e due le ginocchia. Per la sua gravità, l'incidente aveva dato origine alla causa penale per accertare la responsabilità di Giovanni, e, in questo modo, ottenere il risarcimento dei danni patiti con un'apposita causa civile. Contro la sentenza di colpevolezza emessa il 9 maggio 2003 dalla Corte d'Appello di Palermo, Giovanni ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo intervento era stato del tutto corretto considerando che era avvenuto «nell'esercizio di un'attività sportiva». Ma la Suprema Corte ha confermato il giudizio di colpevolezza sottolineando che specie nelle partite di allenamento, o negli incontri di calcio tra dilettanti, è richiesta «particolare cautela e prudenza per evitare il pregiudizio fisico per l'avversario». Insomma - ad avviso degli «ermellini» - nelle partitelle tra amici serve «un maggiore controllo dell'ardore agonistico».