L'osservatorio
Facciamo
Assegnato alla Francia, per censo, un posto per l'edizione austro-svizzera, proprio sui britannici dovremo fare la corsa, recuperando cinque punti di handicap che non sono proprio una cosetta. In fondo, pur rimettendo in gioco una rivale di più, è auspicabile che l'Ucraina ritrovi stasera, di fronte alla Scozia, quel minimo di fortuna che le è mancato due volte contro gli Azzurri, prima in Germania e poi all'Olimpico. Ma intanto sarà indispensabile fare il pieno, prima della sosta invernale, sul campo della Georgia: che non sarà formazione di prima schiera, però neanche quel materasso che lo 0-3 dell'esordio contro la Francia avrebbe potuto far ipotizzare. Per ora, l'unico paragone possibile va riferito alla Lituania, che contro il fanalino designato Far Oer è andata a vincere in trasferta di strettissima misura, quando su quello stesso campo i georgiani si erano imposti di goleada, un 6-0 che basta a suscitare, se non proprio allarme, almeno un minimo di apprensione. Specialmente perché questa Italia sta giocando maluccio: e Cannavaro, vecchio saggio, ha sottolineato che neanche al Mondiale avavamo messo in mostra una grande qualità di gioco. Del resto, questa si può pretendere soltanto da una formazione che si affidi al blocco di un club illustre e non, come era stato costretto a fare lo stesso Lippi prima di Donadoni, da una sorta di mosaico, che stavolta comprende perfino un paio di spagnoli come il capitano e come Zambrotta. Stabilito questo principio, è fin troppo chiaro che l'Italia dovrà far ricorso ancora una volta a quelle risorse di cuore, di intelligenza tattica e di concentrazione feroce che avevano reso possibile l'impresa tedesca. Il timore nasce dalla sensazione che qualcuno di quei valori si sia perduto per strada, anche per l'inevitabile appagamento che può avere allentato la tensione dei freschi campioni del mondo. La Georgia di Kaladze dovrebbe insomma costituire un banco di prova attendibile in relazione al futuro di questa squadra che per il momento sembra vivere più di improvvisazioni che di convinzioni. A Tblisi dovrebbe tornare Nesta, inspiegabilmente lasciato fuori contro l'Ucraina, sulla carta avversaria più temibile, ma la sensazione che non vi sia un progetto lucidissimo è acuita anche dai problemi fisici che costringeranno Donadoni a una dilazione delle sue scelte. Pare comunque che i due romanisti dovranno rispondere alla chiamata della Patria, notizia che al di là delle frasi di circostanza non può rallegrare Spalletti, al quale la sosta dei campionato non ha regalato troppi sorrisi. Poi potrebbe bastare una magata, anche da quel Del Piero avvilito dalle scelte ttattiche di Roma, e tutti torneremo più sereni. In attesa, appunto, del sole di primavera.