Donadoni cambia l'Italia
Questo l'obiettivo dell'Italia di Donadoni che questa sera a Tblisi, giocherà il terzo incontro di qualificazione all'Europeo del 2008. Una partita che il tecnico azzurro definisce «più difficile di quella contro l'Ucraina». Tra scaramanzia e astuzia del pre-gara (il tecnico per l'ennesima volta ha glissato domande sulla probabile formazione chiudendosi dietro il più classico dei «sono pieno di dubbi») Donadoni prende con le molle quella che sarà tutt'altro che una partita facile per la «sua» Italia. Proprio per questo il ct s'è coperto e metterà in campo sempre un 4-3-3, ma molto più difensivo. Sarà un modulo mascherato, visto che il terzo uomo in attacco dovrebbe essere Camoranesi e che a centracampo rientrerà Perrotta, così come Nesta in difesa. Fuori, rispetto alla partita contro l'Ucraina giocata sabato scorso all'Olimpico, Materazzi, Del Piero e Iaquinta. Sarà dunque un'altra Italia, più coperta ma pronta a sfruttare la velocità e l'estro di Di Natale che s'è guadagnato un posto da titolare dopo la mezz'ora giocata contro Voronin & Co. Proprio a lui Donadoni si affida per avere quel tasso di imprevedibilità in più e per infilarsi dall'esterno nella difesa georgiana che si preannuncia blindatissima. «Domani ci sarà da correre dall'inizio alla fine — spiega il ct — la formazione di Topmoeller ha grande dinamismo e per la verità anche buona qualità in un paio di elementi». Donadoni insomma giustifica così i suoi dubbi alla vigilia. «Proprio per questo voglio vedere bene domattina (oggi, ndr) come hanno recuperato i miei giocatori. Voglio valutare la loro condizione». E dal'altra parte una Georgia che dovrà comunque fare a meno di diversi pezzi «pesanti». Ma le assenze non sembrano scalfire la voglia di Kalazde, il milanista leader della nazionale che oggi sfiderà l'Italia. «Domani contro l'Italia cercheremo di battere i campioni del mondo — dice il difensore rossonero — ma avremo anche un motivo in più: vogliamo giocare per tutti i georgiani deportati dalla Russia. Tutto il mondo vede quello che sta succedendo in questi giorni». Donadoni invece preferisce pensare ai suoi e ricordare agli azzurri che non avevano visto bel gioco nella partita vinta contro l'Ucraina (uno su tutti Cannavaro), che «i risultati arrivano sempre da buone prestazioni». E che quella con la squadra di Blokhin «sicuramente lo era stata, anche se non per tutti i 90 minuti. Tra l'altro ditemi voi di questi tempi chi pratica calcio champagne». Non di certo la sua Italia che, nonostante il primo successo della nuova gestione, non ha convinto in quanto a gioco e modulo. Proprio nella prima ora contro gli Ucraini all'Olimpico gli azzurri avevano dimostrato di esser ancora lontani anni luce dalla quadratura del cerchio. La squadra era sembrata troppo sbilanciata, aveva dei buchi grossi così e non ha mai dato, prima del gol di Oddo che l'ha sbloccata, la sensazione di avere saldamente in mano la partita: anzi. Ora la Georgia, chiamata d'appello, che potrebbe permettere a Donadoni & Co. di passare un natale tranquillo e «mangiare» l'agognato panettone. Lo mangerà di certo Del Piero che ieri in Georgia è stato accolto come una divinità. «In tutto il mondo — ha detto il capitano juventino — questo calore mi ha sempre fatto un enorme piacere: ne ricevo da molti anni, e la maglia azzurra non ha età. Giocherei fino a 40 anni».