I Mondiali di scherma si chiudono con una delusione nella gara a squadre
Ottenuto nella gara a squadre di fioretto maschile che, sulla carta, ci vedeva strafavoriti. Ma, come già accaduto in campo femminile, gli azzurri non sono riusciti a rispettare il pronostico e si sono dovuti accontentare di un metallo meno prestigioso. Sul podio, alla fine, sono comunque saliti Salvatore Sanzo, Andrea Cassarà, Simone Vanni e Andrea Baldini. Da sottolineare come tutte le medaglie azzurre provengano dal fioretto: oltre a quelle di ieri, vanno infatti ricordati l'argento della squadra femminile e le cinque medaglie ottenute nelle gare individuali. Ovvero: l'oro di Margherita Granbassi, l'argento di Valentina Vezzali, il bronzo di Giovanna Trillini, l'argento di Andrea Baldini e il bronzo di Stefano Barrera. Ieri, la corsa alla medaglia più pregiata si è interrotta in semifinale contro la Germania, dopo che gli azzurri avevano battuto facilmente Corea del Sud (45-24) e Gran Bretagna (45-30) nei primi due turni. Tuttavia in semifinale i ragazzi di Stefano Cerioni, in vantaggio di tre stoccate al settimo assalto, si sono fatti rimontare dalla Germania, che ha poi vinto 38-37 al minuto supplementare con priorità a favore: l'Italia si è purtroppo ancora una volta dimostrata fragile di nervi di fronte a decisioni arbitrali non del tutto favorevoli. Il duello è stato così sospeso per diversi minuti a causa del comportamento di Sanzo che, al termine del quinto assalto, ha rischiato di essere squalificato. L'episodio ha tolto concentrazione anche agli altri fiorettisti azzurri, che hanno così finito con il perdere la gara che rappresentava lo snodo verso la finalissima. Poi, nella finale per il bronzo, l'Italia ha superato 45-30 la Russia. In tema di bilancio, va detto che probabilmente la spedizione italiana si aspettava qualcosa in più. Vero che la Granbassi ha fatto il colpaccio, ma dal fioretto femminile individuale — cannibalizzato negli anni scorsi dalla Vezzali, che ha già promesso vendetta per l'anno prossimo e soprattutto per i Giochi di Pechino 2008 — proprio non ci aspettava altro che un trionfo. Il problema semmai sono state le prove di Cassarà, tanto atteso e reclamizzato ma andato incontro a un'edizione da dimenticare, e quelle di sciabolatori e spadisti. Simbolo di questo mezzo flop potrebbe essere nominato Aldo Montano, fermatosi domenica negli ottavi di finale a causa di un problema muscolare e non più ripresosi in tempo per partecipare alla gara a squadre. Per la serie: le attenuanti non mancano, ma non possono bastare da sole a spiegare il tutto. Così, come non si può imputare nulla a Montano per l'infortunio, altrettanto non si può assolvere del tutto la Federazione per avere cambiato allenatore della sciabola un paio di mesi prima della manifestazione iridata. Piuttosto, i Mondiali vanno in archivio con la soddisfazione di avere fatto finalmente boom dal punto di vista del pubblico: quasi tremila biglietti venduti ogni giorno, pattuglie di studenti in delirio per una stoccata del tarantolato Barrera e avanti così. «Che emozione sentire tutto quel calore — ha ammesso il siciliano fresco di medaglia — Poche volte mi era capitato di ricevere tanta carica dalla gente. Questa è la scherma che vorrei sempre vedere: spettacolare. E popolare». Una scherma con tifo calcistico, che forse ha tradito un po' la Vezzali: «Ci tenevo a vincere, era il mio primo mondiale in Italia. E devo dire che è una sensazione splendida salire in pedana tra le acclamazioni, chiamare il pubblico a raccolta e sentirne il boato». Peccato che solo la Granbassi se lo sia goduto.