Il sampdoriano Delvecchio: dopo il ko in Francia non abbiamo più alibi
Nel gruppo sono tornati molti campioni del mondo, da Del Piero a Toni, da Camoranesi a Materazzi, ma c'è anche il nuovo che avanza: come Gennaro Delvecchio che Donadoni ha chiamato fin dalla sua prima gara, a metà agosto, da commissario tecnico. E proprio il centrocampista della Sampdoria, che sta vivendo un momento molto brillante impreziosito da tre gol di fila, è il primo a suonare la carica in vista dei prossimi difficili decisivi match: «Adesso gli alibi sono finiti, in Francia abbiamo sbagliato pagando una condizione fisica non ottimale. La classifica è abbastanza preoccupante, bisogna assolutamente ricominciare a vincere». Sull'esclusione di Cassano, uno degli argomenti al momento più dibattuti, Delvecchio taglia corto: «In questo momento noi giocatori dobbiamo parlare di meno e pensare solo ai tre punti. Per quanto mi riguarda spero di giocare almeno un minuto, giusto un atto di presenza». Intanto c'è chi è concentrato solo a gustarsi il ritorno in azzurro dopo oltre due anni, dalla prima fase della gestione di Marcello Lippi: Stefano Mauri è tornato in nazionale grazie ad un ottimo inizio di stagione con la Lazio. «Non me l'aspettavo ma ci speravo, è stato importante iniziare regolarmente la preparazione e fondamentale sentire la fiducia della mia società. Il fatto poi di essere stato dapprima chiamato in nazionale e quindi accantonato a lungo mi ha trasmesso più forza e vigore. Credo di avere caratteristiche che ben si conciliano con il gioco di Donadoni, non fosse stato così non sarei stato chiamato». Aspettando la gara con l'Ucraina all'Olimpico lancia un appello ai tifosi romani, siano laziali o giallorossi: «Sarà un'emozione particolare per me. Mi aspetto tante bandiere tricolori». Il primo impatto con il gruppo è stato positivo: «Ho trovato molta armonia. I campioni del mondo non sono appagati ma hanno ancora tanta voglia di fare bene. C'è in tutti la consapevolezza che sabato sarà una partita importante ma anche la giusta serenità di chi sa di essere una grande squadra».