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L'osservatorio

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La sfida dell'Olimpico, invece, si può considerare decisa dalle panchine, come del resto era stato messo in preventivo alla vigilia della stagione e anche a quella della partita che vedeva l'Inter lanciata a riprendersi i punti lasciati per strada nello scontro interno con la Sampdoria, dominato in maniera quasi imbarazzante ma soltanto pareggiato. Bellissima, la partita di Roma, con i giallorossi pesantemente condizionati dalla forzata rinuncia a Taddei alla quale si è aggiunto l'infortunio a Mancini. Senza i suoi due esterni d'attacco, il modulo di Spalletti perde punti di riferimento determinanti, anche se in qualche occasione la manovra ha saputo produrre occasioni da gol di rilievo. Chiaro però che Montella rappresenta quasi un corpo estraneo nello sviluppo della manovra. E se Totti conferma purtroppo tutti i suoi disagi in questo periodo della stagione, allora ci vuole anche quel po' di fortuna che ieri sera è mancato ai romanisti. Anche se è giusto considerare che l'Inter, confermando tutti i suoi grandi mezzi, ha creato a sua volta tanti palloni utili per dare maggiore consistenza al vantaggio che Crespo aveva prodotto esibendosi in un grande numero, ma trovando anche amichevole collaborazione da parte di Doni che, sul suo palo, si è lasciato passare il pallone tra le gambe. Considerata l'emergenza, che mai si fa desiderare in casa giallorossa, nulla toglie allo spessore e ai meriti di questa squadra, che però non può consentirsi defezioni da parte di uno solo degli undici o dodici titolari. La Capitale festeggia dunque soltanto con la Lazio, finalmente capace di dare un calcio alla sfortuna che l'aveva accompagnata nelle prime due giornate. Un primo passo verso il traguardo di una salvezza che rimane comunque tutt'altro che agevole, ma la Lazio è stata capace anche di imprese più clamorose. Notte e riflettori non più riservati all'Europa, la stagione avviata in ritardo impone quelle fasi di metà settimana che per gli inglesi sono roba da ridere e per noi spesso rappresentano una mezza tragedia. Giocatori che quando vanno in panchina per mezza partita fanno fuoco e fiamme, poi si lamentano se devono giocare tre incontri in sette giorni. E così va il mondo, bizzarro, del pallone. Fin troppo scontato che il centro della scena spettasse di diritto allo Stadio Olimpico, di fronte la designata corazzata del torneo e la squadra più divertente, alla ricerca di una verifica della sua reale dimensione nell'élite del calcio nazionale. In fatto di toni agonistici, invece, roventi quelli di Sicilia, il derby tra Palermo e Catania, il quasi derby tra Messina e Reggina, qualcosa di spiacevole prima dell'avvio soprattutto nel capoluogo, non proprio tranquilli i tifosi ospiti, poco disposti al sorriso anche quelli di casa, come al solito basta un manipolo di deficienti per guastare la festa. Non il modo migliore per celebrare la Sicilia in testa alla classifica della massima divisione, un avvenimento storico. E poichè anche lo straordinario Messina vola alto, l'isola ha tutti i diritti di sentirsi orgogliosa dei suoi figlioli calcistici.

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