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L'osservatorio

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Con due giornate alle spalle, siamo ancora alle fasi interlocutorie: di chiaro, soltanto il ruolo dell'Inter, alla quale nessuno si è mai sentito di negare la pole position in chiave di pronostico. Quali potranno essere le reali ambizioni della Roma, invece, è ancora da verificare, perché non è sufficiente produrre risultati e soprattutto bel gioco per avere diritto a un copione da grande protagonista. Certo, si giocasse sempre undici contro undici, senza possibilità di modifiche, la Roma sarebbe in linea con l'Inter e forse anche con quel Milan che rappresenterebbe forse la prima forza del campionato se non dovesse recuperare un handicap, per altro non terribile. Però, in una stagione lunga e ricca di impegni che, almeno questo è l'auspicio dei tifosi, potrebbero protrarsi molto a lungo, il discorso cambia: e non si può negare che, tra le squadre più quotate, la Roma è indubbiamente quella che deve fare ricorso a un maggiore dispendio di energie. Esclusi i turnover ad ampio raggio, qualche piccola modifica, ma realmente scarse occasioni di tirare il fiato per quella prima schiera che fa sognare il tifo romanista. Tra i due allenatori, Roberto Mancini è sicuramente il più fortunato: non soltanto perché ha trovato un patron che non ha mai lesinato un centesimo per garantirgli un organico fin troppo sontuoso, ma anche perché non ha dovuto sperimentare sulla propria delicata pelle le fatiche e il sudore della gavetta, restando saldo al suo posto anche quando i risultati sono stati del tutto inadeguati ai capitali elargiti dalla società. Luciano Spalletti ha dovuto fare affidamento su se stesso e su qualche presidente in grado di vedere al di là del proprio naso. Ha portato in Champions l'Udinese, prima di consegnarsi anima e cuore alla Roma ma soprattutto a questa città, che lo ricambia con affetto e riconoscenza incondizionati, in attesa che si materializzi questo rinnovo di contratto così auspicato. Ma il tecnico si conferma ogni giorno di più straordinario comunicatore, capace di regalare eleganza e ironia irresistibili anche nella lunga conferenza stampa della vigilia. Grandioso il suo «ributtino», coniato per definire l'esigenza di non adeguarsi ai lunghi rilanci da ambo le parti, in rapporto alla superiore stazza fisica degli interisti. Insomma, questa partita deciderà poco o nulla, in un senso o nell'altro, ma per la Roma sarà l'occasione per ribadire che quel primo tempo di sogno regalato in Supercoppa non era stato episodico. Stavolta avrà maggiori risorse atletiche sulle quali contare per evitare il crollo in verticale del Meazza, però è anche vero che Mancini sarà molto attento a evitare quelle avventure offensive che avevano spalancato praterie sotto i piedi dei romanisti. Molta attenzione, dunque, agli aspetti tattici, non credo probabile che tornino a verificarsi quelle raffiche di gol che nella storia, anche in quella meno recente, hanno caratterizzato gli scontri tra giallorossi e nerazzurri. Segnature a parte, però, è lecito confidare in uno spettacolo calcistico di lusso: tra un squadra che vola e una che ha lasciato due punti, però giocandosela alla grande. Buon divertimento.

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