L'osservatorio

Ma questo a metà ripresa, giallorossi in crescita dopo avere accusato prevedibili disagi, concedendo qualche palla-gol di troppo, tante grazie allo sciagurato Brandao. Ha aperto il solito Taddei, l'uomo della svolta già tre giorni fa, ma da qualche minuto Pizarro, entrato per Aquilani, aveva dato quella maggiore qualità che si attendeva per sopperire al deficit dinamico, inevitabile in questo momento della stagione. Poi ci ha pensato Francesco Totti, che si era visto pochissimo tanto da far pensare a un'imminente cambio con Montella. Un colpo di genio dei suoi su azione d'angolo, la folgore all'incrocio ad annichilire la pattuglia di Lucescu. poi De Rossi ha allontanato ogni apprensione con una zuccata imperiosa, lui che aveva lasciato a Pizarro il compito di giocare tra le linee, mantenendo la prediletta posizione di play arretrato. E il cileno ha ringraziato con il gran destro a fare quaterna, perfino troppa grazia. Una bella Roma nel secondo tempo, bravissimi Mancini e De Rossi, attivo Aquilani, instancabile Perrotta, presenza imprescindibile. Si parte col piede giusto: ed è un'ottima notizia. Non era una serata qualunque, l'Olimpico voleva salutare la demolizione di un tabù, la sconfitta al primo impatto con la Champions. maledizione ricorrente per i colori giallorossi: e talvolta con riflessi brutali, come era accaduto all'esordio, due anni fa, contro un'altra formazione ucraina, la più illustre ma adesso non più primadonna in casa, come la Dimano di Kiev che aveva incantato il mondo sotto la guida del colonnello Lobanovski. Una prima anche per Luciano Spalletti, che aveva portato in Champions l'Udinese senza avere la possibilità di guidarla dalla panchina. Tanto per cambiare, snaturato il giallorosso, magliette beige anonime presto trasformate dal sudore in qualcosa di simile al grigio sporco, francamente inguardabile. Secondo previsioni, Roma nella versione più collaudata, Pizarro in panchina, impegno rivelatosi subito comlesso per la insistita gestione della palla da parte degli ucraini, Brandao unica punta in attacco ma confortato dai movimenti di Marica sulla destra e soprattutto da Elano, attaccante aggiunto che non offriva punti di riferimento. Per ovviare in qualche modo all'imbarazzante possesso di palla dei rivali, forti di una condizione atletica nettamente più avanzata che non consentiva il pressing alto caro alla Roma dei giorni migliori, Spalletti ha deciso abbastanza presto di schierare la difesa a tre, accentrando Mancini per isterilire l'impostazione degli avversari, con Tonetto più avanzato sulla sinistra. Qualche progresso si è visto, però c'è voluto mezz'ora buona prima della bella conclusione di Perrotta assistito da un Totti spesso anticipato, palla alta di poco. Ma era stato Brandao ad avere sul piede una palla-gol limpidissima, solitario il brasiliano sul cross di Marica, difesa centrale non impeccabile, errore clamoroso col sinistro da pochi passi. Grande equilibrio, Tymoshchuk ed Elano protagonisti tra gli ucraini, più di un Matuzalem visto soltanto a sprazzi. Nella ripresa, lo spartito ha suggerito tutt'altra musica: e la Roma l'ha interpretata con esecuzioni da applausi.