di FABRIZIO MARCHETTI L'ADDIO di Pulici ha scosso i laziali.
Il dirigente, legato al club biancoceleste dal '72, non abiterà più a Formello. La svolta c'è stata domenica sera dopo la lite telefonica con la proprietà, a margine della sconfitta di Milano: qualche parola di troppo, poi lo strappo. Definitivo. Con una presa di posizione di Pulici, non per un diktat di Lotito. Da quel momento il silenzio che fa sfondo al doloroso divorzio. Pulici non era presente a San Siro e non era nella delegazione dirigenziale neanche a Messina, nell'ultimo atto ufficiale di Coppa Italia. Ciclo finito, un sorriso malinconico ad accompagnare l'attimo più triste: gli scatoloni preparati a Formello con libri, codici di giustizia e sentenze varie che custodiva gelosamente. Non vuole parlare ufficialmente, si tiene dentro l'amarezza per l'addio alla «sua» Lazio. Lo scorso 4 agosto era stato investito pubblicamente dell'onere di rappresentare la società nelle sedi sportive dopo l'inibizione di Lotito. Il club, rimasto ufficialmente in silenzio, riflette comunque sull'organizzazione interna e alle persone preposte ai rapporti con l'ambiente. Non disdegna l'idea di ricucire, anche se le speranze sono ridotte al lumicino. Il dirigente, in assenza di precisi vincoli contrattuali, al momento non ha preso in considerazione l'ipotesi di cambiare idea. La gente ha accolto con stupore e amarezza la notizia trapelata nella serata di lunedì: ieri il tam-tam radiofonico ha tributato un'ovazione al dirigente uscente. Pulici ha ricoperto quasi tutte le cariche all'interno del club, dopo aver vinto con la maglia numero uno lo scudetto del '74: sostegno all'area tecnica (con Governato diesse), addetto alla segreteria e agli arbitri, deputato ai rapporti istituzionali. Una bandiera, insomma. Un concetto sottolineato tramite sms e telefonate dai tifosi. «È una brava persona e un grande laziale, non può andarsene», il ritornello più gettonato. Poi l'appunto mosso alla proprietà: «Non si può litigare con chiunque, è impossibile che uno come Pulici sia messo alla porta, si sta perdendo l'attaccamento ai simboli del club. Così la società rischia di allontanare anche chi la sostiene in modo incondizionato». Gli Irriducibili della Curva Nord concordano: «Dopo Di Canio abbiamo perso un altro pezzo di Lazio, l'addio di Felice è la sintesi di un atteggiamento che stiamo contestando da tempo e che si specchia anche nel calo degli abbonati». Iniziato il count-down per la chiusura della campagna riservata ai fedelissimi: il dato continua a essere deludente, circa 9 mila tessere sottoscritte (circa 30 mila in meno rispetto a 3 anni fa), risultato da minimi storici. Si studia ancora l'ipotesi della proroga, ventilata negli ambienti biancocelesti. Ieri è partita la prevendita per la gara contro il Palermo, esordio biancoceleste all'Olimpico in campionato. La Curva sosterrà in modo particolare la squadra anche nella difficile sfida con la formazione di Guidolin. Società: si studia il modo d'utilizzo del marchio per ripianare la perdita straordinaria da circa 80 milioni lasciato in eredità dalla revisione temporale dello spalmaperdite. Titolo in leggera flessione: -0,28%, chiusura a 0,355 euro. Attesa per la data dell'arbitrato: il club spera che venga fissato nella prossima settimana ma il procedimento rischia di slittare a inizio ottobre.