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Tris dello svizzero agli Us Open

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È ancora Federer il re di New York

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Ecco quindi che l'Open degli Stati Uniti ha incoronato, dopo Maria Sharapova, la zarina del tennis femminile, Roger Federer, che ha vinto questo torneo per il terzo anno consecutivo portando a nove i titoli dello Slam conquistati in carriera. All'americano Andy Roddick, non sono bastati l'assistenza molto mediatica di Jimmy Connors ed il tifo, per la verità contenuto in termini accettabili, dei 23 mila di Flushing Meadows per rovesciare il pronostico che era naturalmente favorevole al campione svizzero che aveva vinto dieci delle undici precedenti sfide. Roddick ha fatto tutto quello che poteva riuscendo a giocare alla pari due set, il secondo ed il terzo, ma nel quarto letteralmente crollato tanto è vero che Federer ha avuto la palla per chiuderlo per 6-0. Analizzando i dati di una partita che è durata due ore e 27 minuti, se Roddick perde, come ha perso, anche la battaglia degli aces (Federer ne ha messi a segno 17, Roddick soltanto sette) non può certo sperare di battere un avversario molto più completo di lui. Alla fine Federer ha ceduto, in tutto il torneo, due set, uno ciascuno ai due tennisti americani più forti, James Blake e Roddick, i quali dovranno cercare, affrontando la Russia a Mosca tra due settimane in una semifinale di Coppa Davis, di risollevare le sorti tennistiche del loro paese. Naturalmente questo ennesimo successo di Federer, il terzo su quattro nella stagione, riaccende un discorso che pare interessi molto gli appassionati e che è al tempo stesso affascinante ed inutile. Si tratta infatti di collocare Federer in una classifica all time perché sono in tanti a ritenerlo già oggi, a 25 anni compiuti l'8 agosto scorso, il miglior tennista di ogni epoca. Senza voler togliere nulla al valore del campione svizzero e pur sapendo che ha tutto il tempo per arricchire il suo record, ribadisco una mia vecchia opinione al riguardo. Il migliore di tutti i tempi non c'è, perché non si possono mettere a confronto, né in termini numerici, né tecnici o estetici, campioni che hanno giocato in epoche diverse. Per quanto riguarda un'eventuale classifica per titoli dello Slam, che vede in testa Pete Sampras con 14, davanti a Roy Emerson con 12, Bjorn Borg e Rod Laver con 11 ed il grande Bill Tilden non 10, Federer portandosi a quota 9, ha staccato un gruppetto di grandissimi campioni (Agassi, Lendl, Rosewall, Connors e Perry) che si sono fermati ad otto vittorie. Tanto per fare un esempio e per sottolineare i limiti di una classifica di questo tipo ricordo che Laver non ha giocato, essendo professionista, i grandi tornei per cinque anni per un totale di venti prove, Rosewall ne ha saltate addirittura 44 negli undici anni (dal 1957 al 1967) in cui è rimasto fuori dalla porta. Tilden, dal canto suo, non ha mai giocato in Australia, che ai suoi tempi era, non solo geograficamente, più lontana dalle abitudini dei tennisti di quanto non sia diventata oggi, quando anche i giocatori di secondo piano, prendono con facilità l'aereo. Per il resto il torneo è stato il solito successo malgrado il disturbo della pioggia che praticamente ha cancellato tre giornate. Il mastodontico stadio è stato riempito numerose volte anche grazie all'apporto di Andre Agassi che ha giocato per tre volte la sua ultima partita. Insomma il tennis gode ottima salute anche se noi non abbiamo la possibilità di partecipare alla festa. Le migliori prestazioni italiane nel torneo sono state il terzo turno di Francesca Schiavone e di Mara Santangelo ed me sembra troppo poco.

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