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L'osservatorio

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Un girone equilibrato con molte insidie

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Per una felice congiunzione australe, questo settembre ha lasciato fuori la Roma dalle notturne di campionato, così resta la Champions League da dedicare alla tarda serata, ma il fascino resta la stesso o forse cresce ulteriormente di tono. Approdata dalla porta principale alla massima competizione europea, che le sarebbe stata negata dal quinto posto in classifica prima del terremoto della giustizia sportiva, la Roma si accinge ad affrontare questa nuova avventura in un torneo che raramente l'ha gratificata, il traguardo più esaltante la sciagurata finale con il Liverpool. Non ha pescato pezzi da novanta, la squadra romana, però è stata inclusa nel girone forse maggiormente ricco di equilibrio di valori, così che le quattro aspiranti alla fase di eliminazione diretta hanno tutte la possibilità di passare il turno, però rischiando la retrocessione in Uefa, ipotesi da scongiurare, o addirittura l'uscita dall'Europa. Un gradino più su delle altre il Valencia, seguito nella scala dei valori proprio dalla Roma, che per altro non avrà un approccio facile contro una formazione in crescita come lo Shakhtar Donetsk, società ricca, guida tecnica esperta come quella di Mircea Lucescu, una colonia brasiliana apprezzabile, su tutti la rivelazione Elano, due gol all'Argentina, e quel Matuzalem ben conosciuto dalle nostre parti. Dopo il non felice esperimento di un nuovo assetto con Pizarro centrale, mal digerito da De Rossi e Aquilani, Spalletti sembra orientato a dare fiducia alla vecchia guardia che gli ha tolto ogni apprensione di fronte al Livorno, con Chivu al posto di Mexes fermo per squalifica. Formazione affidabile, chiamata a bilanciare con un superiore tasso tecnico la più avanzata condizione dei rivali. Esistono insomma le basi per tentare di dare una svolta al futuro romanista in Champions, cancellando un passato finora non particolarmente felice. Ci vorrà, oltre alla spinta dell'Olimpico giallorosso, una prova realmente convincente.

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