L'osservatorio
Il tifo romanista deve applaudire, a sorpresa, non il nuovo, ma il vecchio che avanza, la Roma indelebile nella mente di tutti gli appassionati di calcio, ammirata dovunque nella scorsa stagione, si è vista soltanto nel secondo tempo, quando ha riacquistato la sua fisionomia abituale. Non è un caso che la partita si sia sbloccata dopo 45' di gioco che avevano visto gli amaranto tutt'altro che in soggezione, anzi in grado di esibire più fluida manovra rispetto quella della Roma, soltanto un paio di volte pericolosa. Poco prima ancora che Messina, molto distratto nella mancata espulsione di Kuffour per la gomitata a Panucci, mandasse tutti negli spogliatoi per il riposo, sul campo si è materializzato il fantasma di Daniele De Rossi, la cui presenza in partita era stata impalpabile: ma non per colpa sua, come avremo modo di spiegare. La folgore di destro che ha incenerito Amelia ha consentito alla Roma di affrontare la ripresa senza l'affanno che un esordio comunque comporta, ma ci sono voluti altri sette minuti prima che la partita cambiasse immagine e significati, il tempo per Spalletti di rimpiazzare lo smarrito Pizarro del primo tempo con Taddei che era rimasto in panchina. Rodrigo ha immediatamente propiziato il raddoppio di Mancini, ma la cosa fondamentale è stata la ritrovata personalità della Roma dei grandi traguardi, la facilità di rendere produttiva e pericolosa ogni azione di rimessa. Tornato nel suo ruolo naturale, Daniele De Rossi è diventato protagonista, Perrotta ha sputato sangue come al solito ma con maggiore profitto, Aquilani ha trovato i sorrisi di quando può agire da centrale, senza perdersi in compiti inusuali. Da quel momento non c'è stata più partita e ben più severo avrebbe potuto essere il castigo per i coraggiosi livornesi se Totti non avesse calciato fuori un rigore molto dubbio e se fossero state trasformate almeno un altro paio delle tante palle-gol create, figlie del gioco di una volta, che per un tempo era rimasto uno sbiadito ricordo. Un risultato da mettere in cassaforte anche con compiacimento, in attesa che Francesco Totti mostri qualcosa in più dei lampi occasionali offerti ieri. A parte l'esigenza di recuperare in tempi brevi la facilità di corsa che aveva costituito una delle caratteristiche più apprezzabili della Roma nella stagione scorsa, ho la sensazione che Spalletti debba lavorare molto, e con grande pazienza, sul nuovo assetto del centrocampo: una volta stabilito che David Pizarro dovrà essere una presenza fissa e che il tecnico non sembra orientato a sacrificare né Aquilani né Perrotta, quest'ultimo punto di riferimento fondamentale nella manovra che aveva prodotto il fantastico record. Aquilani, che non ha mai gradito una posizione defilata, ha almeno mostrato maggiore spirito di adattamento rispetto al passato, mentre per tutto il primo tempo sicuramente più evidente è apparso il disagio di Daniele De Rossi. Aveva trovato collocazione ideale in posizione centrale davanti alla difesa, concedendosi comunque frequenti e produttive avventure in avanti. Soltanto nella ripresa ha potuto farlo, penso che il futuro debba proporcelo ancora in questa veste: per Pizarro, acquisto di prestigio ma deplorevole per come ha accolto la sostituzione, qualcosa dovrà inventarsi, ancora una volta, il grande Spalletti.