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di TIZIANO CARMELLINI BUONA la prima, anche se con qualche riserva.

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La Roma fatica all'inizio a ritrovarsi anche perché l'innesto di Pizarro ha inevitabilmente cambiato gli equilibri lì in mezzo. Il cileno stecca la prima uscita in giallorosso all'Olimpico, disputa una gara anonima, non entra mai nel gioco vero, non riesce a farsi riconoscere dalla squadra come l'uomo attorno a cui dovrebbe girare tutto e, cosa ancora più grave, prende malissimo la sostituzione di Spalletti. Quando dopo nove minuti della ripresa il tabellone luminoso del quarto uomo indica il suo numero, infila cupo la via dello spogliatoio, senza nemmeno guardare la panchina e lascia tutti con un palmo di naso: Spalletti compreso. Lo stesso tecnico a fine gara penserà a gettare acqua sul fuoco per evitare il primo caso della stagione. Totti voleva fare la prima punta e Spalletti lo accontenta: come da programma anche per mancanza di alternative. Al capitano l'uscita del primogenito non porta poi così bene visto che non giocherà una gran partita e sbaglierà un rigore: fortunatamente non decisivo. I giallorossi partono così con il 4-1-4-1 annunciato alla vigilia, con Pizarro appunto davanti alla difesa nella quale Spalletti, a sorpresa, dà fiducia a Ferrari. Il «figliol prodigo» non fa pentire il tecnico giocando una buona gara, attento, con l'Olimpico che lo spinge come può, consapevole di quella fragilità che gli costò troppo in passato. Nella linea davanti è Taddei a perdere il posto per lasciar spazio a Perrotta sulla corsia di destra: in mezzo Aquilani e De Rossi. E ci pensa comunque il campione del mondo a sbloccare la Roma realizzando un gol da fenomeno vero. De Rossi (festeggiato a furor di popolo nel pre-partita assieme a Totti e Perrotta) prende palla allo scadere, punta la porta in diagonale e lascia esplodere un destro che batte Amelia e cambia la partita: da qui in avanti in campo c'è solo la Roma. L'intervallo servirà poco al Livorno che al suo rientro in campo non tocca più un pallone. La Roma cresce e con l'uscita di Pizarro e l'ingresso di Taddei i giallorossi sembrano ritrovare il vecchio gioco, la velocità (che il cileno per sua struttura rallenta inevitabilmente): complice anche il calo fisico del Livorno. Sarà un caso, comunque, un minuto dopo l'uscita del cileno, Taddei al primo pallone che tocca mette sui piedi del connazionale Mancini la palla del raddoppio giallorosso. Amelia non può far altro che rinviare corto la botta del brasiliano appena entrato e Mancini chiude il discorso. È il decimo della ripresa e il Livorno finisce qui. La Roma così cresce e prova a ritrovare gli automatismi che lo scorso anno le hanno permesso di raggiungere il record storico di undici vittorie consecutive. Arrigoni prova a cambiare, mette dentro il meglio che ha, Kuffour continua a menare come un fabbro, ma la Roma non si ferma lo stesso. Gli uomini di Spalletti non dilagano solo perché non sembrano essere ancora al top della condizione, ma il terzo gol sembra essere nell'aria. Lo sbaglia prima Totti, poi Montella subentrato nel finale per un Mancini bello come il sole. Il brasiliano è tra i più avanti ed è quello che ha fatto vedere le cose migliori smontando pezzo per pezzo la fascia destra della difesa amaranto. Si blocca nel finale, ma era solo crampi e il suo utilizzo non è in dubbio per martedì. Spalletti alla fine è soddisfatto, si mette in tasca questi tre punti importanti anche se oggi avrà qualcosa da spiegare ai suoi e in particolare a Pizarro, suo protetto, che rimedierà la prima tirata d'orecchie della stagione. Ma soprattutto il tecnico potrà iniziare a preparare al meglio la Champions. Già, perché martedì si gioca di nuovo e all'Olimpico stavolta arriva lo Shakhtar che sta molto più avanti fisicamente del Livorno e sarà tutta un'altra partita. La Roma è avvertita, da martedì si farà sul serio.

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